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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 22:35.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2011 alle ore 10:57.

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Sarà un governo di soli tecnici o la politica riuscirà comunque ancora a sedersi a Palazzo Chigi? Non è un interrogativo banale perché le sorti del possibile esecutivo di Mario Monti (leggi il suo ritratto) dipendono moltissimo dalle scelte che saranno fatte dall'ex commissario Ue. Il quale, dal canto suo, fa sapere che deciderebbe lui i ministri - e già si fanno i nomi di alcuni papabili (da Giuliamo Amato a Fabrizio Saccomanni, per citare i più ricorrenti) - e soprattutto punterebbe su un esecutivo "light". Ecco, da Berlusconi a Di Pietro, chi è pronto a sostenere il nascituro governo Monti e chi si è già smarcato in tutto o in parte.

Il Pdl si spacca su Monti in tre tronconi
Il partito si è diviso in tre tronconi: gli ex An (con in testa Matteoli e Meloni), una parte dei socialisti (da Sacconi a Brunetta) e gli ex Dc capitanati dal ministro Rotondi, spingono per le urne subito e non sono disposti a cedere il passo a un esecutivo che "espropri" la politica. Poi c'è il blocco dei ministri azzurri (da Frattini a Fitto) che sono favorevoli a un governo Monti, ma tra i sostenitori vanno inclusi anche Formigoni, Alemanno, Augello e l'ex ministro Scajola. In posizione intermedia ci sono poi i vari Quagliariello, Gasparri, Prestigiacomo, che preferirebbero un esecutivo "misto", ma che comunque non chiudono all'ex commissario Ue.

La linea del partito sarà ufficialmente decisa sabato come ha spiegato ieri Silvio Berlusconi che ha corretto il tiro dopo le indiscrezioni su un suo sostegno esplicito all'ex commissario Ue. Ad ogni modo, se dovesse prevalere il governo di soli tecnici, potrebbe scattare la scelta, caldeggiata da Quagliariello, dell'appoggio esterno.

Dai vertici Pdl spunta l'idea Dini, Berlusconi vuole garanzie
A palazzo Grazioli c'è di fatto un vertice permanente (a tarda sera Berlusconi si è riunito ancora con il sottosegretario Gianni Letta, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e il ministro degli Esteri, Franco Frattini) da cui nel corso delle ore è trapelata una serie di nomi per indicare un'alternativa alla carta Monti. In serata, al termine di un summit con i colonnelli del Pdl, si è fatta strada l'ipotesi che Berlusconi non si sarebbe rassegnato a passare il testimone al professore della Bocconi (a meno, magari, di garanzie sui termini di prescrizione dei processi, come illustrato a Radio24 da Giorgio Stracquadanio, ndr) e starebbe per proporre un candidato politico, sul quale convergerebbe anche la Lega.

Si parla di Angelino Alfano o Lamberto Dini, sul quale anche il Carroccio si è espresso positivamente. L'ufficio politico si riunirà sabato alle 18. Tra le ultime dichiarazioni in ordine di tempo quella del ministro La Russa per il quale i nomi di Dini e Monti hanno pari dignità. «Per un'eccessiva spinta dei media può accadere che Monti entri papa ed esca cardinale», ha detto la Russa. Voci, trattative, proposte che avrebbero contribuito a irritare non poco l'inquilino del Colle.

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