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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2011 alle ore 16:32.

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Siria, Lega araba decide sanzioni economiche. Damasco espelle religioso italianoSiria, Lega araba decide sanzioni economiche. Damasco espelle religioso italiano

La Lega araba ha adottato sanzioni economiche contro la Siria per obbligare il regime a far cessare la repressione. Lo ha annunciato il primo ministro qatariota Hamad ben Jassem al-Thani, al termine di un consiglio straordinario dei ministri arabi al Cairo.

«Non vogliamo provocare altra sofferenza al popolo siriano», ha detto il ministro degli Esteri del Qatar, Hamad Ben Ghassem, presidente di turno della Lega Araba, dopo la decisione di adottare sanzioni economiche contro la Siria.

I provvedimenti riguardano il congelamento delle transazioni commenciali e dei conti bancari del governo siriano, la sospensione dei collegamenti aerei commerciali e il divieto di visto di ingresso agli esponenti del regime.

Dieci civili, tra cui un adolescente di 14 anni, sono stati uccisi oggi in diverse parti della Siria dalle forze di sicurezza di Damasco: lo riferiscono gli attivisti per i diritti umani. Cinque persone sono state uccise nei pressi di Homs, afferma l'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo, dove sono scoppiati violenti scontri tra l'esercito e i gruppi di disertori.
L'agenzia ufficiale Sana afferma che i militari di Damasco hanno ucciso 12 uomini armati e aver effettuato numerosi arresti a Homs, per debellare i «gruppi terroristi».

Padre Paolo dall'Oglio, monaco italiano, da 30 anni in Siria, fondatore della comunità monastica di Mar Musa e da mesi impegnato negli sforzi di riconciliazione interna, deve essere espulso dal Paese. Lo hanno deciso le autorità di Damasco, secondo notizie confermate all'Ansa dallo stesso padre gesuita. «La decisione riguardo alla mia persona è stata già presa ed è stata comunicata dal ministero degli Esteri (siriano) al mio vescovo», ha detto Padre Paolo, raggiunto telefonicamente nel convento di Mar Musa, nella regione desertica di Nebek a circa 80 km a nord di Damasco.
«Già nei giorni scorsi mi era stata comunicata la decisione - ha affermato il 57enne monaco nato a Roma - ma v'è ora stata una fuga di notizie di cui non sono responsabile e che mi rammarica molto perch‚ toglie spazio alla mediazione».

Nei mesi scorsi, Padre Paolo, dai primi anni '80 in Siria e autore della rinascita dell'antico monastero di San Mos‚ l'Abissino, si era fatto promotore di un tentativo di mediazione nella difficile situazione nel Paese scosso da otto mesi e mezzo da proteste anti-regime e dalla conseguente repressione. Nel suo testo, proponeva l'approdo a un sistema politico democratico basato sul consenso tra le varie comunità confessionali, etniche, ideologiche e sociali della Siria.

«Bisogna evitare il bagno di sangue», ha aggiunto, affermando che i prossimi mesi potranno vedere un inasprirsi delle violenze rispetto a quanto avvenuto sin d'ora. Un bilancio datato dell'Onu stima in oltre 3.500 il numero di siriani uccisi dal 15 marzo ai primi di novembre.
Nonostante la decisione delle autorità di Damasco nei confronti di Padre Paolo sia stata già presa, il monaco gesuita non si arrende e, in cambio della sua permanenza in Siria, proporrà, «tramite il vescovo, di interrompere la mia attività di partecipazione alla discussione politica.

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