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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 17:40.

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Un editoriale di Les Echos – "Nuova Europa, nuova Francia" - constata la fine del sogno dell'Europa voluta dai padri fondatori. Il Consiglio europeo di Bruxelles "ha definitivamente seppellito il sogno di un'Europa federale a vantaggio di un'Europa delle nazioni. Fatto senza precedenti nella storia dell'Unione, un cambiamento importante delle regole comuni non sarà integrato nel trattato dell'Unione…. La solidarietà tra Paesi non è mai stata evocata, mentre la crisi la rende ancora più cruciale…Andiamo verso un'altra Europa, forse più realista, che resta da inventare e da sognare".

"Andiamo anche verso un'altra Francia – continua Les Echos - I suoi dirigenti non sono più in grado di resistere alla Germania, che si è imposta quest'anno come leader unico dell'Europa".

Negli Stati Uniti, il Wall Street Journal mette sotto la lente i risultati del vertice Ue: "L'accordo su debito non è una panacea", l'applicazione delle nuove regole fiscali è ancora incerta, mentre il fondo di salvataggio non è molto più grande del precedente.

E gli Stati Uniti premono sull'Europa perché faccia di più, sottolinea il Wsj. L'amministrazione Usa ha lodato i progressi raggiunti dal vertice Ue e spera che apra la strada a ulteriori azioni da parte della Bce. "Ma l'amministrazione Obama è stata delusa dalla mancanza di progressi nel rafforzare il fondo di salvataggio europeo", osserva il quotidiano Usa.

Il Wsj attira l'attenzione su quello che può fare la Banca centrale europea: "Gli investitori si preparano al verdetto della Bce sul piano Ue". Molti analisti avvertono che anche se sono stati fatti progressi, la crisi è tutt'altro che risolta. Il punto chiave adesso – scrive il Wsj - è se la Bce avvierà una politica più aggressiva di acquisto di titoli italiani e spagnoli nel tentativo di abbassare i costi di finanziamento dei due Paesi.

Riflettori puntati anche sulle banche europee, che il Wsj vede in una "ragnatela ingarbugliata": molte banche europee hanno venduto l'una all'altra grandi quantità di assicurazioni per proteggere contro i rischi di default sul debito sovrano (in Italia, per esempio, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena). In caso di default, per le banche sarebbero guai.

Il New York Times è molto cauto: "Per l'eurozona rimane all'orizzonte un dolore cronico". Con montagne di debito da rifinanziare all'inizio del prossimo anno, la crisi è tutt'altro che finita – scrive il Nyt - e ci sono anche rischi per quanto riguarda la ratifica dell'accordo di Bruxelles.

Restano da risolvere almeno quattro problemi, osserva il Nyt: quanti soldi ci vogliono ora per proteggere l'Italia da attacchi speculativi, se le banche vacilleranno a causa della crisi, l'isolamento della Gran Bretagna, e se la cura di Bruxelles, prescritta dalla Germania, è adatta alla malattia. Insomma, "l'accordo sull'euro è una pillola, ma gli esperti dubitano che sia la cura".

Un editoriale del Washington Post vede l'Europa sempre sull'orlo del baratro. "Quello che importa è il problema che i leader non sono riusciti a risolvere: la crisi economica che appesta il continente e minaccia il mondo, Stati Uniti inclusi".

Nel breve termine, il giro di vite rischia di esacerbare la recessione che l'Europa ha già di fronte. Nel lungo termine, "non è chiaro come il trattato sarà applicato. Quello che abbiamo è la promessa di fare una promessa".
Un lancio dell'agenzia Bloomberg (ripreso tra l'altro dal San Francisco Chronicle) sottolinea con Eurocredit che la necessità dell'Italia di rifinanziarsi con 71 miliardi di dollari nel primo trimestre del prossimo anno è sempre il punto più critico. "L'Italia ha in mano la chiave della sopravvivenza dell'euro".

Il patto sull'unione fiscale tra leader Ue lascia prossimo passo alla Bce, sottolinea ancora la Bloomberg.
Newsweek si concentra sulla "misteriosa" Angela Merkel. Il futuro dell'Europa è nelle mani di una leader dolorosamente riservata. Cosa pensa veramente?" si domanda il settimanale Usa in un ampio servizio.

Time sposta l'attenzione sulla Cina, che potrebbe "banchettare con l'Europa": mentre la crisi del'eurozona si aggrava, la Cina punta sulle imprese più appetibili dell'Unione. Molti temono che la crisi possa offrire ai cinesi l'occasione per acchiappare i più pregevoli asset europei a prezzi scontati e ottenere concessioni politiche su questioni come la vendita di armi e il commercio.

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