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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 22 dicembre 2011 alle ore 06:36.

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Ci sono quindi due cose da fare: alleviare i costi per i debitori e fare in modo che i creditori consumino di più. Molto è stato detto sugli spread e su come ridurli, ma ancora non c'è nulla di concreto in atto che possa garantire un ordinato deleveraging. Molto invece è stato fatto per le banche offrendo abbondante liquidità a tutte le scadenza, ma poco servirà per evitare che riducano la loro scala e i loro crediti. Mancano delle azioni dirette affinché chi se lo può permettere consumi. In primo luogo la Germania, che ha un surplus della bilancia commerciale rispetto al resto dell'Europa, dovrebbe spendere di più aumentando i consumi interni o la spesa pubblica, che tra l'altro si potrebbe finanziare a tassi irrisori. Ma i veri tassi d'interesse sono troppo alti, non certo quelli a cui le banche si finanziano, ma quelli che regolano quel poco credito che fluisce all'economia reale.

Qui l'azione della Bce è fondamentale per allentare il credito, con operazioni simili a quelle che ha fatto la Fed, affinché la liquidità arrivi dove c'è veramente bisogno e sostenga i processi produttivi. Infine, un deleveraging che risulti meno costoso e meno deflattivo per i paesi della periferia si dovrebbe tradurre in un'inflazione maggiore nei paesi in surplus e quindi in un target di inflazione per l'area euro che sfori nel medio periodo quel 2%, che viene assunto senza alcuna ragione come vincolo stringente.
E i costi sociali? Il debito da ripagare non è solo promessa di natura monetaria, è divenuto promessa di diritti ormai acquisiti. Da quello del consumatore di vivere al di sopra delle proprie possibilità, dal diritto alla proprietà da finanziare con un mutuo vantaggioso, dal diritto all'assistenza sanitaria gratuita a costi esplosivi per i conti pubblici, dal diritto alle pensioni al di là dei propri contributi, dal diritto al posto fisso, dal diritto dei mercati finanziari di ottenere rendimenti a due cifre senza rischi,… a tanti altri diritti più grandi o più piccoli.

Necessariamente il processo di deleveraging si porterà via gran parte di questi diritti, come abbiamo già sperimentato in Italia con la manovra sul sistema pensionistico e con le discussioni che si stanno aprendo sul fronte del mercato del lavoro. La sicurezza dei diritti del passato lascerà spazio alla precarietà dell'assenza di alcun diritto nel futuro, con le sfumature di una transizione che seguiranno qualche concetto di equità piuttosto che un altro.
Cosa certa è che fra i costi economici e quelli sociali del deleveraging c'è dietro una grande polveriera che potrebbe esplodere con percorsi e sviluppi che sono ora inimmaginabili. Siamo sicuri che l'aggiustamento migliore passi proprio attraverso una riduzione ordinata dei propri debiti?

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