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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2011 alle ore 09:15.

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Poiché i mercati sembrano aver stabilito uno stretto legame tra il rischio dell'emittente pubblico e quello delle banche, è necessario che gli intermediari dispongano di adeguate fonti di finanziamento. Vi è il rischio che la carenza di fondi possa provocare una riduzione del credito, che finirebbe inevitabilmente per danneggiare famiglie e imprese.

Molti oggi chiedono che la banca centrale europea agisca da prestatore di ultima istanza.
Qui c'è una grande confusione: è ovvio che la Banca centrale operi come lender of last resort delle banche. Questa funzione nei confronti del sistema creditizio è parte della natura stessa di una banca centrale. Non è invece nella natura di una banca centrale essere il finanziatore ultimo dello Stato; un tale ruolo non è consentito dal Trattato europeo. Si usava nell'antichità. Napoleone costituì la Banca di Francia la mise a disposizione dell'esecutivo, con un ruolo di natura fiscale. Oggi non operano così né la Banca d'Inghilterra né la Federal Reserve attraverso le strategie di quantitative easing o di credit easing: non sono politiche di monetizzazione del debito pubblico o di finanziamento monetario del debito.

Tuttavia negli Stati Uniti gli interventi della banca centrale sul mercato dei titoli pubblici sono assai maggiori rispetto all'area dell'euro.
Occorre inquadrare correttamente gli attuali interventi della Bce sul mercato dei titoli sovrani. Va inoltre ricordato che la Bce nel 2007 ha adottato politiche non convenzionali di offerta di liquidità straordinaria molto prima della Fed, in seguito alle tensioni insorte nell'area dell'euro, in particolare in Germania, a seguito della crisi finanziaria negli Stati Uniti. Va inoltre considerato che l'obiettivo ultimo della Federal Reserve, anche in questa fase, non è quello di finanziare il Tesoro statunitense, ma quello di ottenere un livello e una struttura dei tassi d'interesse sulle varie scadenze in grado di rilanciare l'economia reale.

La struttura dei tassi nell'area dell'euro è in grado di rilanciare l'economia?
L'attuale configurazione dei tassi d'interesse nell'area dell'euro rende molto difficile la trasmissione degli impulsi della politica monetaria. Dall'avvio della crisi, gli interventi della Bce hanno costantemente risposto all'obiettivo di far sì che la politica monetaria unica, decisa insieme a Francoforte, si trasmettesse nel modo più regolare possibile ai diversi Paesi. Se si porta il tasso a breve termine all'uno per cento, occorre evitare che questo tasso si traduca in un costo del credito pari al dieci per cento in un paese e al due per cento in un altro.

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