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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2011 alle ore 09:15.

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La crisi del debito sovrano continua a pesare...
Ovviamente, c'è ancora un problema di rischio sovrano; finché non lo si risolve definitivamente, le banche continueranno ad avere forti difficoltà di raccolta. Di fronte ai problemi di provvista, però, l'intervento messo in atto il 21 dicembre dall'Eurosistema è molto efficace. Parlo dell'Eurosistema, ossia dell'insieme che comprende le banche centrali nazionali, oltre che la Bce: a seguito delle recenti decisioni del Consiglio Direttivo, la valutazione del collaterale per le operazioni di politica monetaria ricade in molti casi sulle banche centrali nazionali. Ad esempio, i metodi di valutazione per decidere se e quali mutui accettare come collaterale sono responsabilità delle banche centrali nazionali.

C'è scetticismo che questo afflusso di liquidità possa realmente arrivare all'economia reale...
Le aziende di credito hanno chiesto liquidità in quanto temono il venir meno di poste del passivo (raccolta interbancaria, collocamenti obbligazionari sul mercato) e quindi di dover compensare riducendo le loro attività, cioè prestiti a famiglie imprese e titoli in portafogli. L'intervento di politica monetaria mira proprio ad evitare che avvenga questa restrizione dell'attivo...

Nei bilanci delle banche compare anche la voce capitale. Le aziende di credito italiane ritengono iniqua e sbagliata nel timing la richiesta della European banking authority.
Prima di tutto, un rischio di restrizione creditizia risultava dai dati già a settembre, prima dell'annuncio dell'esercizio dell'Eba. Il forte aumento di liquidità attuato con l'operazione del 21, e la prossima operazione a tre anni, che verrà attuata a febbraio, mirano proprio ad attenuare questo rischio. Quanto all'esercizio Eba, nasce all'interno di una sequenza di interventi connessi a un acuirsi della crisi, in concomitanza con il problema greco. Il contagio in Europa è divampato quando si sono cambiate le regole del gioco durante la partita, affermando che anche i privati in possesso di titoli greci dovevano sostenere una parte dell'onere. Il problema sino ad allora era stato circoscritto ma per analogia i timori e quindi il contagio si sono estesi ad altri paesi.

È stato un errore?
Certo. L'errore non è stato far pagare i privati ma averlo deciso 'in corsa': i contratti sottoscritti si rispettano, non si modificano. Di fronte al rischio-contagio poi si trattava di sviluppare una sequenza di risposta a tre stadi: il primo era quello della messa a punto di strumenti adatti a fronteggiare la crisi (Efsf, Esm); il secondo era il prestito alla Grecia, il terzo la messa in sicurezza delle banche europee. Questa sequenza, purtroppo, non è stata rispettata.

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