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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2012 alle ore 19:31.

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La piazzadi Budapest
Al contrario degli scorsi appelli alla manifestazione, che avevano mobilitato non più di qualche migliaio di persone, stavolta migliaia e migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la nuova Costituzione ungherese, giudicata come una violazione della democrazia.
La nuova carta costituzionale dell'Ungheria ha suscitato le critiche dell'Unione europea, del capo della diplomazia americana Hillary Clinton, del Fondo monetario internazionale (Fmi) e di numerose organizzazioni non governative: Orban è accusato, tra l'altro, di aver limitato i poteri della Corte costituzionale, di minacciare il pluralismo dei media, con una controversa legge bavaglio, e di aver messo fine all'indipendenza della giustizia.

I dissidenti lanciano un appello all'Europa
Oggi un gruppo di ex dissidenti ungheresi ha lanciato un appello per fermare l'attuale governo ungherese di destra, accusandolo di «distruggere lo stato di diritto democratico». Nell'appello - intitolato "Il declino della democrazia-l'avvento della dittatura" - una serie di personalità che sono note per essersi opposte ai governi comunisti tra il 1956 e il 1989 accusano il primo ministro Viktor Orban di «rimuovere i pesi e contrappesi democratici e di perseguire una politica sistematica di chiudere le istituzioni indipendenti». A firmare l'appello sono stati in 13, tra i quali lo storico Janos Kenedi, l'autore Gyorgy Konrad e Miklos Haraszti, ex rappresentante per la libertà dei media dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). I firmatari chiedono all'Unione europea (Ue) di prendere atto che l'Ungheria «è stata presa in ostaggio da un tiranno provinciale fuori dal tempo» e di «prendere una posizione» contro Orban.

Cosa prevede la nuova Costituzione
L'appello è stato reso pubblico in concomitanza con la celebrazione, ieri sera con un gala all'Opera di Budapest, della nuova Carta fondamentale, entrata in vigore il primo gennaio. La nuova costituzione rispolvera una serie di concetti cari al nazionalismo magiaro, come la Corona di Santo Stefano, e interviene in senso fortemente conservatore su temi come la bioetica e il diritto di famiglia. Inoltre, svuota le istituzioni indipendenti come la Corte costituzionale e la Banca nazionale d'Ungheria. Ieri l'opposizione ha portato in piazza decine di migliaia di persone per protestare contro la riforma Orban.

Ue, Usa, Fmi hanno espresso la loro contrarietà alla riforma, ma Orban non ha voluto sentir ragioni: per il leader del partito di destra Fidesz, che controlla i due terzi dei seggi parlamentari, la riforma costituzionale è un passo fondamentale per chiudere la transizione post-comunista. Non la pensa così Laszlo Rajk, uno dei firmatari dell'appello, per il quale Orban - che a sua volta è stato un giovane dissidente negli ultimi anni del regime comunista - è molto simile a Janos Kadar, il leader comunista che represse la rivoluzione democratica del 1956. «Sia Kadar che Orban erano in origine dalla parte delle loro rivoluzioni ed entrambi ne hanno tradito le idee», ha affermato. «A prima vista - continua - può sembrare strano paragonarli, ma se voi pensate alle loro 'carriere', sono molto simili».

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