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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2012 alle ore 15:32.

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Molti economisti si aspettano che nei prossimi mesi Draghi «rompa un altro tabù e tagli i tassi portandoli al di sotto dell'1%», soglia che Trichet non aveva mai oltrepassato, se l'inflazione dovesse rallentare e l'economia peggiorare.
«Altri cambiamenti sono stati più sottili» - continua il quotidiano Usa - e hanno riguardato il funzionamento interno della banca. Al tedesco Stark è succeduto come capo economista il belga Peter Praet, togliendo un monopolio che la Germania aveva fin dalla creazione della Bce. Con Draghi alla presidenza e il portoghese Vitor Constancio alla vicepresidenza, i due posti più in alto della Bce sono in mano a esponenti del Sud dell'Europa, cosa che ha cambiato i preesistenti equilibri Nord-Sud. Prima di andarsene, Stark aveva fatto pressione per cambiamenti più arditi, come la creazione di un comitato più piccolo che si sarebbe dovuto riunire ogni tre mesi per fissare i tassi d'interesse. Ma un cambiamento del genere richiederebbe la revisione del trattato Bce e secondo il Wsj «probabilmente non avrebbe ampio appoggio politico».

Ma è il cambio della guardia, a cominciare da Draghi, a segnare il maggiore cambiamento di questi 13 anni di Bce.
Jens Weidmann, 43 anni, ha preso le redini della Bundesbank in maggio, dopo essere stato consigliere economico di Angela Merkel. E' succeduto ad Axel Weber (54 anni) noto per le sue posizioni rigidamente anti-inflazione. L'ex viceministro delle Finanze tedesco, Jörg Asmussen, 45 anni, ha sostituito Stark (63 anni) nel comitato esecutivo della Bce. Stark e Weber avevano dato le dimissioni perché contrari agli acquisti da parte della Bce di bond greci, italiani e di altri Paesi in difficoltà.
L'ex ministro delle Finanze olandese Klaas Knot, 44 anni, lo scorso giugno è succeduto a Nout Wellink (68 anni) alla guida della banca centrale olandese. L'ex esponente del Tesoro francese Benoît Coeuré (42 anni) ha preso il posto dell'italiano Lorenzo Bini-Smaghi (55 anni) nel comitato esecutivo.

I nuovi arrivati «non sono stati modellati nello stampo intellettuale della Bce» che si concentrava solo sulla necessità di mantenere stabile l'inflazione e quindi «probabilmente sono più inclini a pensare in modo creativo», dice al Wsj Paul De Grauwe, professore di economia all'Università cattolica di Lovagno.
Una maggiore sensibilità politica – osserva il quotidiano Usa – potrebbe aiutare la banca centrale a «evitare i dietrofront che hanno danneggiato la credibilità di Trichet», come quando la Bce ribaltò la sua posizione sulle regole collaterali per i prestiti, gli acquisti di bond e, più recentemente, accettando bond greci in caso di default.
I nuovi banchieri centrali «sono meno emotivi, più spassionati» nei confronti dell'euro e «sono abbastanza intelligenti da non farsi trascinare in battaglie che non sono le loro», afferma David Marsh del think tank finanziario londinese Omfif , autore di un libro sulle origini dell'euro.

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