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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2012 alle ore 18:28.

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Ed è sempre durante i suoi sei anni al dicastero del Turismo, accorpato a quello dell'Informazione, che pattuglie un po' più numerose di visitatori stranieri, attratti da qualche campagna pubblicitaria piuttosto riuscita, iniziano nuovamente a varcare i Pirenei per passare le vacanze in una Spagna che langue sonnacchiosa e attardata sotto la soffocante cappa del franchismo.

Terminata la sua esperienza ministeriale, Fraga diventa ambasciatore a Londra. In questo periodo non si distingue certo come oppositore interno o come ribelle, ma rimane il prudentissimo promotore di una via piuttosto personale di "rinnovamento nella continuità" del regime. Al crepuscolo del franchismo e all'avvio dell'incruenta transizione verso la monarchia prima e verso la democrazia poi Fraga è quindi tra i primi a scattare dai blocchi di partenza nella corsa a occupare un ruolo di rilievo nel nuovo orizzonte democratico.

Già vicepremier e ministro degli Interni di Carlos Arias Navarro nel primo governo nato con il nuovo re Juan Carlos, il già espertissimo politico galiziano riuscirà a prolungare ulteriormente la sua vita politica. Mentre Adolfo Suárez con il suo partito Unione del centro democratico (Udc) guida con grande abilità l'ancora fragilissimo vascello iberico verso una vera democrazia, Fraga chiama a raccolta i nostalgici del regime che non vogliono diluirsi nel centrismo suareziano ma vogliono comunque far confluire la difesa delle proprie istanze nel gioco elettorale di una democrazia pluralista. E dà loro una casa: il partito Alleanza popolare. Il risultato nelle elezioni del 1977 non è eccellente, l'8 per cento, ma il nuovo partito sa attirare anche qualche giovane, tra cui i futuri premier José María Aznar e Mariano Rajoy, ed è destinato a una produttiva semina.

Fraga da potenziale rottame di un regime ormai tramontato si trasforma in padre costituente e contribuisce alla difficile ricerca di una riconciliazione nazionale. E ha anche qualche notevole colpo d'ala. Dapprima ostilissimo alla legalizzazione del Partito comunista, soltanto pochi mesi dopo aver perso la sua battaglia per prolungare l'ostracismo delle istituzioni spagnole a danno dei devoti al marxismo, sarà proprio lui a presentare e sostanzialmente a "imporre" a un uditorio ostile e rumoreggiante la presenza del leader del Pce Santiago Carrillo come relatore di una conferenza organizzata dal Club Siglo XXI, un'importante associazione culturale madrilena. La foto di quel giorno del 1978 ha un valore storico, come ha ricordato stamattina nelle interviste l'anziano leader comunista.

I due veterani di più lungo corso della politica iberica, il franchista Fraga e il sovietista Carrillo, pur senza mai perdonarsi reciprocamente la rispettiva militanza su fronti opposti, negli anni hanno sviluppato una sorta di rapporto a distanza e le loro biografie si sono incrociate un'altra volta nel momento più difficile della giovane e gracile democrazia spagnola. Nel 1981 avviene un tentativo di golpe militare e un drappello armato guidato dal tenente colonnello della Guardia Civil Antonio Tejero fa irruzione in Parlamento, prende in ostaggio i deputati e intima loro di buttarsi al suolo. Soltanto in tre hanno il coraggio di opporsi al minaccioso ordine e rimangono al loro posto. Uno di questi e Carrillo. Ma qualche ora dopo sarà prorpio Fraga a fare il suo beau geste, discendendo l'emiciclo e affrontando gli uomini armati di Tejero con parole rischiose: "La Guardia Civil può forse tenere tanti uomini indifesi come un gruppo di banditi? Io non ne posso già più. Sparate a me!".

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