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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2012 alle ore 18:28.

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Per quanto Fraga mantenga un ruolo di primo piano, Alleanza popolare non decolla nelle urne. Ma quando la Ucd di Suárez, compiuta la sua opera di traghettamento alla democrazia, implode e vede sbriciolarsi il consenso ecco che si apre uno spazio. E nel 1982 a margine del trionfo del Psoe di Felipe González sarà il partito di Fraga a riempire il buco lasciato dall'Ucd con un dignitoso 26,5 per cento. Mentre prosegue la lunga era socialista, nel 1989 l'ormai anziano politico galiziano compie il suo capolavoro trasformando Alleanza popolare, percepito da molti come una grande ridotta postfranchista, in un movimento politico nuovo, il Partito popolare, che anche all'estero sarà poi preso a modello di grande contenitore di centrodestra, moderno ed europeo. Fraga tiene per sé il posto d'onore, la presidenza, mentre la direzione operativa è nelle mani del giovane José María Aznar, che prendendo una lunga rincorsa vincerà due volte consecutive le elezioni e guiderà per otto anni il paese.
Intanto Fraga, che è sempre stato molto legato alla sua terra d'origine ma, da buon franchista, è sempre stato arcinemico di ogni separatismo nazionalista, fa un'altra capriola e scopre che guidare una regione provvista di fortissima autonomia non è tanto male: dopo aver conquistato la poltrona di presidente della Xunta, il governo della Galizia, ci si accomoda per tre mandati e tre lustri (dal 1990 al 2005). Poi passa al Senato nazionale dove occupa il suo posto fino al novembre scorso.

La sensazione è che si chiuda un'epoca. E addirittura secondo qualcuno per il Pp la scomparsa del suo fondatore, oltre che motivo di cordoglio, è anche un "vantaggio", in quanto si recide l'ultimo vincolo residuo tra un partito che ha decenni di democrazia alle spalle e un passato oscuro. Secondo qualcun'altro, invece, in Spagna i tempi sono maturi per la nascita di un partito della destra radicale che la presenza di un uomo con il passato di Fraga come padre nobile nelle file del Pp contribuiva in qualche misura a impedire.

Le prime reazioni alla sua morte, anche da parte degli esponenti politici di sinistra, sono state perlopiù di rispetto, pur nel ricordo di una personalità contraddittoria e compromessa per decenni con un regime dittatoriale. Ma le ferite di un passato non lontanissimo si sentono ancora e l'epoca zapateriana ha contribuito a disseppellire vecchi rancori, quindi non è mancato qualche necrologio assai più ruvido. E d'altra parte anche l'addio diramato da Mariano Rajoy ha un titolo ("El amor a España, la pasión por la libertad"), in cui il riferimento alla "libertà", associato a un uomo che, seppure in una stagione lontana, è stato il ministro dell'Informazione di Franco, pare piuttosto spregiudicato.

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