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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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Il programma dell'All Libya Party punta all'unità del Paese. «Siamo contrari alle divisioni tribali, così come all'idea di federalismo o autonomia della Cirenaica».
Ma è proprio in Cirenaica, a Bengasi, che i partiti sono più organizzati e più islamici. Il Raggruppamento nazionale per la libertà, la giustizia e lo sviluppo di Ali Sallabi appare la forza più solida. Il suo modello sarebbe il movimento dei Fratelli musulmani, che tuttavia non si è ancora esposto. Sallabi proclama di ispirarsi al partito islamico moderato tunisino Ennahda, vincitore delle ultime elezioni. Ma è accusato dai suoi oppositori di voler instaurare una versione molto rigida del Corano e di essere finanziato dal Qatar. Anche il neonato Partito della riforma e dello sviluppo, fondato a Bengasi e guidato da Khaled al-Werchefani, sostiene l'introduzione della legge islamica (sharia) negli ordinamenti; in più si rifiuta di trattare con gruppi guidati da laici e liberali.
Difficile predire quale modello prevarrà. Ma quanto accaduto nei Paesi vicini è da tenere in considerazione. In Tunisia e in Egitto la caduta dei regimi ha portato al trionfo dei partiti islamici, Ennahda in Tunisia, e i Fratelli musulmani in Egitto, dove comunque i salafiti hanno conquistato il 20 per cento. In Libia anche i piccoli partiti possono giocare un ruolo cruciale. Lo Young democracy Party, tra i cui membri ci sono anche ex combattenti rivoluzionari, si trova in una stanza di una sede universitaria. «Il nome sottolinea che la rivoluzione è nata dai giovani e che la nuova Libia necessita di forze fresche» spiega Khaifa Ali, 30 anni ingegnere, uno dei coordinatori. Il programma fa leva sulla società civile. «La fonte della legge deve essere il Corano. Le priorità sono la lotta contro la disoccupazione e l'educazione. Vogliano un risveglio culturale in un Paese che ha vissuto in letargo. Non abbiamo molti mezzi ma stiamo lavorando nelle province remote con coordinatori locali».
C'è molto fermento a Tripoli. Tra pochi giorni il Cnt dovrebbe annunciare i requisiti – anche numerici – per legalizzare i partiti. Già ora ha posto dei divieti: almeno 30 categorie sono escluse dal diritto a candidarsi al prossimo voto. Tra queste chi ha lavorato nell'apparato politico del raìs, nei Comitati rivoluzionari.
Comunque vadano le cose il timore è che le divisioni tribali prendano il sopravvento anche nel voto. La democrazia resta per molti libici un concetto astruso. Alla domanda su cosa sia diversi giovani rispondono: «Più soldi per tutti». E per essere più convincenti calcolano la produzione di greggio, la dividono per i sei milioni di libici, infine ottengono il salario mensile.
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