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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2012 alle ore 12:41.

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Continua ad aumentare il bilancio delle persone uccise nella serie di attentati della notte scorsa a Kano, megalopoli di dieci milioni di abitanti della Nigeria settentrionale. Secondo fonti ospedaliere, solo nell'obitorio dell'ospedale più grande della città sono stati finora portati 162 cadaveri.

A Kano, nel nord della Nigeria a maggioranza musulmana, è stato imposto il coprifuoco dopo le violenze di venerdì scorso. Il principale quotidiano del Nord ha detto che un presunto portavoce di gruppo islamista Boko Haram ha rivendicato la responsabilità delle violenze, sottolineando che gli attacchi erano in risposta al rifiuto delle autorità a rilasciare dal carcere i loro membri.

I Boko Haram si ispirano ai talebani e costituiscono oggi la principale minaccia terroristica in Nigeria, primo produttore di greggio del continente africano, nonché quinto fornitore degli Usa. Questa setta fondamentalista islamica, che lo scorso Natale ha firmato l'attentato alla chiesa cattolica di Santa Teresa nella zona di Madal, alle porte della capitale federale Abuja (37 morti ), ha rivendicato gli attentati a catena che ieri hanno colpito Kano.

I Boko Haram hanno messo a fuoco bersagli di alto livello. Nella città teatro degli attentati, dove è stato imposto il coprifuoco per 24 ore, sono stati colpiti il quartier generale dei servizi di sicurezza e quattro posti di polizia. Durante i disordini seguiti alle esplosioni è rimasto ucciso con un colpo di arma da fuoco il giornalista televisivo Enenche Akogwu. Stava intervistando alcuni testimoni degli attentati.

Formatisi a Maiduguri nel nord est, i Boko Haram sono attivi come gruppo eversivo almeno dal 2002, ma è da un anno a questa parte che hanno alzato il tiro, allargando il loro raggio d'azione verso il centro del paese e la capitale.

Prima delle stragi di Natale, a giugno dell'anno scorso la setta ha colpito il quartier generale della polizia ad Abuja. Altro colpo grosso nella capitale è stato, ad agosto, l'attentato alla sede delle Nazioni Unite. Negli ultimi tempi si è registrata in Nigeria una recrudescenza degli attacchi contro obiettivi cristiani.

I "talebani d'Africa" hanno anche intimato ai cristiani di lasciare il nord del paese. Non sono mancati in questo contesto attacchi a musulmani e moschee. L'accresciuta instabilità in Nigeria, attraversata anche da tensioni economiche e scioperi contro politiche governative di abolizione delle sovvenzioni statali per il carburante, ha spinto nelle scorse settimane il Presidente Goodluck Jonathan, cristiano del sud, a dichiarare lo Stato d'emergenza.

La situazione attuale nel paese è anche più grave che ai tempi della guerra civile (1967-1970), ha dichiarato il Presidente, parlando di connivenze pericolose tra i Boko Haram ed apparati dello Stato. Una denuncia grave, ma indirettamente confermata dalla clamorosa fuga qualche giorno fa del principale sospettato dell'attentato di Natale, Kabiru Sokoto.

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