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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 15:05.

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Sulle liberalizzazioni nessun atteggiamento dilatorio
Il governo, per Monti, non ha affatto assunto un atteggiamento «dilatorio» sulle liberalizzazioni, laddove non si è agito immediatamente è stato per evitare conseguenze negative e, comunque, si è seguito lo stesso schema usato da Pier Luigi Bersani quando, da ministro fece le liberalizzazioni nel mercato dell'energia elettrica. Parlando in particolare della rete ferroviaria, Monti ha detto: «Se ricorda il caso dell'energia elettrica, si è fatta a suo tempo la delegificazione: uno dei provvedimenti di Bersani ha introdotto in linea di principio la possibilità di separare, poi la decisione applicativa non aveva bisogno di una legge e così è nata Terna. Per le ferrovie abbiamo applicato questo meccanismo».
«Perché abbiamo resistito a impulso liberalizzatore immediato? - ha aggiunto - Non sono iperliberista, non sono un privatizzatore. Non andiamo a creare situazione dove un eccesso di zelo astratto possa portare non sufficienti benefici per i consumatori e vantaggi solo per le imprese straniere». Per esempio, ha detto Monti, «non sono necessariamente di opinione favorevole su quello che è stato fatto per Alitalia».

Anche sulle imprese serve un mercato unico, no al "colbertismo de noantri"
Monti ha anche invitato ad evitare una difesa «protezionistica» delle imprese italiane da possibili scalate straniere. «Se si fa una battaglia è meglio vincerla. Non si può applicare un "colbertismo de noantri", come lo avevo definito nel caso Parmalat», ha sottolineato il premier. Per il quale «l'ideale è un mercato quanto meno europeo sempre più unico, in cui chi è più forte e riesce a penetrare altrove lo fa, nel pieno rispetto di regole comuni e con un pavimento omogeneo», ha spiegato Monti, e «un po' per volta ci si sta avviando, nonostante alcuni riflessi nazionalistici degli ultimi tempi». Per il premier, «lo stato peggiore è quello in cui un Paese ha un sentimento nazionale anche nel campo industriale e della proprietà delle imprese, e quindi vuole che fioriscano e si sviluppino imprese, nel nostro caso italiane, ma quando dall'estero si tenta di acquisire aziende c'è una reazione nazionale». In questa situazione, «è cruciale capire se la rivendicazione è tardiva e rivendicativa, perché non sono state fatte le cose giuste per restare competitivi».

La separazione del mercato del gas: abbiamo superato le annose opposizioni della politica a riguardo
Non c'è stato nessun intento dilatorio neppure nelle norme del decreto liberalizzazioni sulla separazione di Snam Rete gas da Eni. A Lucia Annunziata che definiva «democristiano e dilatorio» l'atteggiamento dell'esecutivo, Monti ha replicato seccamente. «Democristiano in questo caso è un giudizio soggettivo che mi lascia indifferente», ha detto, «dilatorio invece lo respingo con cortesia al mittente». «Lo scorporo della Snam da Eni, tra la generazione di energia e la sua trasmissione, è un punto su cui in Italia non si è mai osato andare avanti, per la grande opposizione da parte dell'Eni e di componenti molto importanti del mondo politico», ha ricordato. Quanto ai tempi, «i sei mesi e due anni se facciamo attenzione si riferiscono a momenti tecnici di applicazione di una decisione presa con questo decreto», ha ricordato. «Se non abbiamo detto che la separazione scattava dall'entrata in vigore del decreto è perchè si tratta di società che hanno azionisti e procedure da rispettare nei consigli di amministrazione, e che devono tenere conto del mercato», ha insistito. Tuttavia, «la volontà politica del governo non avrà più bisogno di esprimersi, nè quella del parlamento una volta che il decreto sarà convertito in legge», ha assicurato. Dunque, «eventi come le elezioni saranno totalmente irilevanti», ha assicurato.

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