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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2012 alle ore 15:31.

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Ft: il destino dell'Europa sulle spalle di Monti. Economist: premier "di ferro" come la ThatcherFt: il destino dell'Europa sulle spalle di Monti. Economist: premier "di ferro" come la Thatcher

Il Financial Times non tralascia di ricordare che c'è un secondo italiano al tavolo di vertice, Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. La grande operazione di rifinanziamento lanciata sotto la sua guida "ha rafforzato il sistema bancario e calmato i mercati finanziari".

"Monti conta – prosegue il Ft – perché è in Italia che saranno decise le prospettive a lungo termine dell'euro".

"Monti ha un paio di carte da giocare". Le sue misure di austerità si stanno già dimostrando "impopolari", ma i politici italiani eletti non sono in grande forma. "Berlusconi spara a zero dai margini, ma la sua coalizione di centrodestra sarebbe schiacciata in elezioni anticipate. Quindi Monti pensa di avere un altro anno – fino alle elezioni previste nella primavera del 2013 - per realizzare la sua strategia".

La seconda carta di Monti, secondo Stephens, è che "può parlare il linguaggio della verità con la Germania", con la sua reputazione di riformatore liberale e il suo comportamento che sfida ogni stereotipo del meridionale inconcludente. Per di più, ha l'appoggio di Obama quando dice alla Merkel che l'austerità senza fine trasformerebbe il patto di bilancio in un patto suicida.

Quanto a Sarkozy, anche se forse è un po' infastidito dal fatto che il collega italiano gli rubi la scena, ha più interesse di altri nel successo di Monti. Per i francesi la sopravvivenza dell'euro è essenziale.

"Non c'è nessuna garanzia che Monti avrà successo", riconosce il Ft. Già ci sono i grossi tagli di spesa e gli aumenti di tasse. "Ma il vero test saranno le liberalizzazioni". C'è una levata di scudi e "non sarà facile".

"Le scelte sono inevitabili", continua il Financial Times. "La grande questione - conclude - è se l'Europa sia in grado di competere in un mondo in cui l'Occidente non è più dominante. Ecco perché quello che Monti sta facendo in Italia è veramente importante".

L'Economist pubblica oggi, nell'edizione cartacea, un articolo intitolato "The Iron Monti": il Monti "di ferro" affronta "grandi proteste contro le liberalizzazioni". Il primo ministro italiano "si accinge a diventare la Margaret Thatcher dell'Italia". "Ma chi saranno i minatori, il cui sciopero pose la sfida più seria alle riforme di mercato della Lady di Ferro?", si domanda il settimanale.

Per avere tale "onore", afferma l'Economist, le "vittime arrabbiate" delle leggi di Monti stanno facendo la fila da quando il suo governo ha approvato, il 20 gennaio, un vasto pacchetto di misure di liberalizzazione. Finora, secondo il settimanale, l'azione più efficace e dannosa è stata quella dei camionisti, il cui vero problema è il rincaro della benzina.

Un governo di "professori e altri illustri tecnocrati" può davvero aspettarsi di vincere la prova di forza con gli interessi costituiti italiani "ostinati" e talvolta "violenti"? Per l'Economist, la mancanza di politici di professione nel governo Monti potrebbe rivelarsi la sua carta vincente, perché significa che "non è legato alle potenti lobby". Un altro "asso nella manica" è il fatto che "almeno per ora" le sue riforme sono "popolari". Nonostante i sacrifici inflitti, il governo Monti ha un tasso di approvazione del 52%. E il 68% vuole che resti in carica fino alla fine della legislatura nel 2013.

Se ci riuscirà o no "dipenderà dai partiti politici, poiché il governo ha bisogno del loro appoggio in Parlamento per sopravvivere. E il loro sostegno dipenderà, almeno in parte, dalla tolleranza dell'opinione pubblica per le riforme di Monti". Riforme che, come nel caso della Thatcher, "avranno bisogno di tempo per avere effetto". E alcuni politici "stanno già tamburellando con le dita".

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