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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2012 alle ore 15:46.

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Molto probabilmente, nota Warner, "ha salvato il Continente dal momento Lehman", ovvero dalla crisi finanziaria verso cui "indubitabilmente" l'Europa stava andando. Italia e Spagna hanno più facilità a finanziarsi sui mercati finanziari e gli spread si sono ridotti.

Ma a suo parere non c'è da farsi illusioni. "Queste azioni non sono riuscite a sconfiggere la crisi". Le questioni strutturali restano irrisolte ed è "improbabile" che la dieta da fame cui sono condannati i Paesi periferici porti a una robusta ripresa.

Warner si domanda dove può portare l'artificiale abbassamento dei tassi d'interesse, che lui chiama "repressione finanziaria". Dall'inizio della crisi, osserva, le principali banche centrali del mondo sono intervenute sui mercati finanziari in misura "senza precedenti nell'età moderna".

Cercando salvezza dalla tempesta bancaria, i tassi d'interesse sono stati tagliati quasi a zero e i rendimenti a lungo termine ridotti a minimi storici.
Dopo avere ricordato che l'allentamento eccessivo della politica monetaria aveva portato alla bolla creditizia, Warner nota che negli Usa le condizioni creditizie sembrano allentarsi. La crescita intanto dovrebbe viaggiare verso il 2-3%. "Se l'economia si normalizza, altrettanto devono fare i tassi d'interesse". Conclusione: "La paura è che ci siamo così abituati a tassi d'interesse ultra-bassi che l'economia non sia in grado di tollerare nient'altro. E i pericoli sono fin troppo ovvi".

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