Il Sole 24 Ore
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08 febbraio 2012

Homs sotto le bombe: il Pentagono valuta intervento, l'Ue lo esclude «la Siria non è la Libia»


Continua la violenza in Siria, il paese arabo a maggioranza sunnita retto dalla famiglia alauita degli Assad, prima il padre Hayez poi il figlio Bashar, autore della repressione che da marzo insanguina molte città, in particolare la martire Homs ma anche Hama e la stessa capitale, Damasco, dove da poche settimane si combatte quartiere per quartiere.

La Russia, per bocca del ministro degli Esteri Sergei Lavrov, ribadisce che la decisione di deporre Assad spetta ai siriani; fonti del Pentagono, citate dalla Cnn, fanno sapere che per la prima volta gli Stati Uniti stanno esaminando l'ipotesi di un intervento militare, ma fonti dell'Unione europea escludono categoricamente l'eventualità di una simile decisione, affermando che «la Siria non è la Libia».

L'Ue minaccia nuove sanzioni che dovrebbero colpire la Banca centrale siriana e sempre secondo Cnn sta preparando l'invio di tre squadre di emergenza a Beirut, Amman e possibilmente a Damasco, per «coordinare l'azione sul terreno in vista delle future operazioni, inclusa l'evacuazione delle migliaia di cittadini europei».

La Turchia annuncia invece di voler organizzare «nel più breve tempo possibile» una conferenza internazionale sulla Siria. Attraverso Ankara si muove anche il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, che questa mattina ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo turco Ahmet Davutoglu: Terzi ha sottolineato il mantenimento del ruolo guida della Lega Araba e la dimensione regionale nella ricerca di una soluzione alla crisi, e ha ribadito il massimo impegno dell'Italia affinché la comunità internazionale, in particolare Unione europea e Onu, intensifichi la pressione sulle autorità siriane per l'avvio di un processo politico.


08 febbraio 2012