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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2012 alle ore 13:52.

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«Lucio no, proprio non me l'aspettavo! L'avevo visto a Sanremo pochi giorni fa, sempre allegro, con quei suoi occhi da Elfo che sembravano guardarti dentro e sorridere di ciò che vedevano», dice Eugenio Finardi. «Sembrava eterno. Lo stesso che clowneggiava con il clarinetto alla Palazzina Liberty di Milano, quando lo vidi per la prima volta mentre cantava «Com'è Profondo Il Mare», 30 anni fa. Lo stesso che cantava «Paff Bum» con i mitici Yardbirds, guadagnandosi il rispetto e la gratitudine di noi piccoli rocker. Un jazzista inventatosi cantautore trasformato in pop star. Mi ha fatto l'onore di suonare in 2 mie canzoni. Un uomo fiero, ironico, molto emiliano. Un grande musicista. Però questa brutta sorpresa non dovevi farcela Lucio! Buon viaggio, salutami Caruso...».

«Lucio, perché così lo chiamiamo tutti da sempre, senza bisogno del cognome, è stato amico e fratello di tutti quelli con cui ha lavorato, cantato o anche solo parlato…» dicono invece i Pooh. «Sempre uguale a se stesso, sempre in equilibrio perfetto con una cultura acquisita e inventata strada facendo. Lucio è stato l'esempio più bello di chi ha saputo trasformare con leggerezza il proprio lavoro in un'arte. Lucio, con la sua continua voglia di stupire e la sua involontaria capacità di piacere al mondo! »

«Se in questo mondo ha ancora un senso la parola bontà, posso dire che Lucio Dalla è l'uomo più buono che abbia conosciuto nella mia vita, il più generoso e il più libero». Così Sabrina Ferilli ricorda all'Ansa Lucio Dalla. È a casa a Roma, affranta, addolorata, solo poche parole per un dolore grande, dice. Giusto 10 anni fa erano stati insieme in tv su Rai1 in uno show di successo del sabato sera, La bella e la bestia.

«Ultimamemte non stava benissimo, gli tremavano le mani, mi sembrava avesse un principio di Parkinson, ma Lucio resterà immortale come accade solo agli artisti». È quanto osserva, parlando con l'Adnkronos, lo storico dj, esperto di musica e presentatore Red Ronnie in merito alla morte del cantautore e amico Lucio Dalla. Un dettaglio, quello del leggero tremore alle mani, che in molti avevano notato incontrando l'artista bolognese negli ultimi tempi.

«Ciao grande immenso Lucio, mi mancherai. Mi raccomando salutami papà e abbraccialo per me», scrive Claudia Endrigo, figlia di Sergio, poco dopo aver saputo della scomparsa di Lucio Dalla, morto di infarto in Svizzera.

«Mio padre a sette anni mi fece ascoltare, durante un viaggio in auto "Ma come fanno i marinai". Ho capito qualche anno dopo che uno di quei marinai "mascalzoni ed imprudenti con la vita nei calzoni e col destino in mezzo ai denti sotto la luna puttana e il cielo che sorride" era proprio Lucio; e che mi avrebbe insegnato ad amare le parole e a godere della loro leggerezza e della loro profondità» è il commento di Niccolò Agliardi. «Un giorno gli ho chiesto se avesse idea di dove fossero finiti Anna e Marco. Mi ha risposto che non aveva alcuna importanza il luogo, ma mi ha convinto quando mi ha promesso che ovunque fossero, ancora si amavano. Questo ho imparato da lui».

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