Su quel taxi a Manhattan. Il mio ricordo di Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi (Roger Viollet-Alinari)

La dedica sul frontespizio de La Passeggiata di Walser recita così: «A Gianluigi, con il comune affetto per il poco quieto Walser». Avrei voluto conoscerlo meglio. Avrei voluto che il libro rumeno non diventasse un progetto non-realizzato. Avrei voluto un commento da literary uncle a qualche mio articolo, o al romanzo. Avrei voluto commentare l'arrivo del governo dei professori. Avrei voluto fare ciò che tutti si ripromettono sempre di fare, con gli altri esseri umani – di "risolvere le questioni" prima che sia troppo tardi, di chiarire anche la più insignificante delle incomprensioni, ben consapevole che la forza della mia presenza nella sua vita era ovviamente inversamente proporzionale alla forza della sua presenza nella mia. Non so quale sarà il posto di Antonio Tabucchi nella storia della letteratura italiana ed europea, e si tratta di argomenti che non mi emozionano, a essere onesti. So che ha scritto alcuni libri che avrei voluto scrivere io, come "Requiem", e che la sua voce di intellettuale pubblico ha raggiunto un'estensione che se la sognano la stragrande maggioranza di noi. Ma la vita intellettuale, e la vita tout court, è animale poco quieto, e si nutre di coccodrilli e lacrime.

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