Il Sole 24 Ore
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31 marzo 2012

Sanzioni Usa a chi compra dall'Iran

di Marco Valsania


Barack Obama ha spianato la strada a nuove dure sanzioni contro l'Iran per fermare le sue ambizioni nucleari, affermando di non temere che una paralisi delle forniture di petrolio di Teheran possa danneggiare gravemente i mercati globali, gli Stati Uniti e i loro alleati.

Il presidente ha deciso di sostenere un provvedimento varato dal Congresso che mira a penalizzare tutte le istituzioni finanziarie internazionali e di conseguenza i Paesi che operano con Teheran, bloccando i rapporti di business tra le aziende americane e i Paesi colpiti. Una scelta che era attesa entro la serata di ieri e che dopo consultazioni con esperti del settore, alleati e Paesi produttori è stata favorevole alle sanzioni: la Casa Bianca ha fatto sapere che esistono «sufficienti forniture di greggio di prodotti petroliferi da Paesi diversi dall'Iran» da assorbire l'impatto sui mercati dell'oro nero.

Il segretario di Stato Hillary Clinton ha assicurato che gli Stati Uniti, con le nuove azioni, «stanno facendo progressi nel ridurre i mercati dell'Iran per l'export petrolifero e nell'isolare la sua Banca centrale dal sistema finanziario mondiale». Le sanzioni colpiranno aziende o enti che comprano greggio dalla Banca centrale iraniana, dove tradizionalmente transitano i pagamenti per gran parte delle esportazioni petrolifere. Il provvedimento dovrebbe scattare dal 28 giugno contro chi non abbia ridotto drasticamente l'import di greggio dal Teheran. La Turchia ha annunciato poprprio ieri di voler tagliare l'import del 20 per cento.

La Casa Bianca spera che le sanzioni si dimostrino efficaci, sia intensificando l'assedio di Teheran che evitando escalation militari nella regione, quali un attacco militare israeliano contro obuettivi iraniani. Anche se potrebbero alzare la tensione con altre potenze internazionali, quali la Cina o l'India.

L'amministrazione è stata tuttavia attenta a limitare fin da subito le ripercussioni della nuova "stretta" almeno sugli alleati. La scorsa settimana aveva comunicato che il Giappone e dieci Paesi europei, tra cui l'Italia, sarebbero stati esentati dalle ripercussioni delle sanzioni, affermando che questi Paesi erano già impegnati a ridurre le importazioni di greggio da Teheran. Sempre verso giugno dovrebbe entrare in vigore un embargo europeo contro il greggio iraniano.

L'amministrazione Obama ha inoltre di recente fatto sapere che per stemperare eventuali tensioni sui mercati mondiali è possibile l'apertura dei rubinetti della riserva strategica, forse assieme ad altre potenze occidentali quali Francia e Gran Bretagna. Questa opzione è stata discussa durante una recente visita a Washington del premier inglese David Cameron ed è stata confermata anche dal governo di Parigi. Non solo: più d'una nazione produttrice, a cominciare dall'Arabia Saudita, ha informato Washington di essere pronta ad aumentare la produzione.

La decisione, oltretutto, verrà riconsiderata ogni sei mesi e il presidente può sospenderla in ogni momento in caso di scosse sui prezzi della benzina o altri carburanti, oppure citando ragioni di sicurezza nazionale. Negli Stati Uniti il prezzo della benzina quest'anno è aumentato del 19%, generando proteste nell'elettorato. Le sanzioni sono state approvate dal Congresso lo scorso dicembre sotto forma di emendamento al budget della Difesa.


31 marzo 2012