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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 13:36.

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Fuga dalla Svizzera
Il 6 aprile 2012 il Corriere del Ticino riportava che un certo numero di greci con soldi in Svizzera ha già ripiegato su altri paradisi fiscali mentre Atene sta negoziando con Berna un accordo sul modello di quelli raggiunti con Germania e Regno Unito (mentre all'appello stranamente manca ancora l'Italia). Lo ha dichiarato il ministro delle finanze ellenico Philippos Sahinidis, rispondendo a un'interrogazione parlamentare.

«Nel 2010, in base all'accordo bilaterale con l'Unione europea sulla fiscalità del risparmio, la Grecia ha incassato circa 6 milioni di euro di imposte alla fonte prelevate dalla Svizzera sugli interessi di capitali ellenici depositati nelle banche elvetiche», ha detto il ministro. Nel 2009 l'euroritenuta però aveva fruttato il doppio. «Ciò riflette la tendenza di questi depositi a ripiegare su paesi o territori che sfuggono all'applicazione della legge comunitaria», ha rilevato Sahinidis. Insomma sono scappati per evitare la tosatura. Ma dove sono andati i grassi ricchi patrimoni greci? In altri paradisi fiscali.

Case a Londra
Recentemente la banca Citi ha reso noto in un report che «gli acquirenti stranieri rappresentano ormai oltre il 50% degli acquisti nel centro di Londra, con un aumento notevole di acquirenti dei periferici eurozona, tra cui i greci dall'inizio dell'anno». I ricchi greci hanno portato all'estero i capitali in attesa di vedere come andranno a finire le prossime elezioni politiche previste per il 6 maggio, se il Paese resterà nell'euro e se, casomai, con una nuova dracma svalutata si potranno fare buoni affari comprando a poco, aziende o beni statali da privatizzare per circa 50 miliardi di euro. Intanto i problemi dei periferici dell'eurozona stanno diventando un'opportunità per parcheggiare i soldi all'estero e risolvere gli affanni del mercato immobiliare e finanziario britannico.

Iva alle stelle
Nel frattempo ad Atene nonostante l'Iva sia passata dal 21% al 23% il settore navale è al riparo. È il paradosso dell'economia greca: i grandi armatori, che sono gli imprenditori più ricchi del paese, sfuggono senza problemi al sistema fiscale grazie a una legge ad hoc del 1960 e mai cambiata da nessun governo. «Lo Stato è stato finora nelle mani di tre famiglie - come mi fa notare un collega giornalista. - I Papandreou, i Karamanlis e i Mitsotakis». Tutti però molto comprensivi con gli armatori. Si tratta del bipartitismo dinastico greco, ora al capolinea.

Mr yacht
«Certo che gli affari sono toccati dalla crisi» precisa George A. Vernicos, presidente della Vernicos Yacht, leader nazionale nella vendita e nel noleggio delle barche di lusso in una recente intervista a Emmanuel Haddad. «Fortunatamente la vendita dei panfili, si trova da 10 anni in un ciclo di ripresa e non rischia di essere toccata dalla crisi». Mr Yachting, come lo chiama la stampa, non pare preoccupato ma si lamenta: «La Grecia non è un Paese fatto per gli affari». In effetti due problemi asfissiano la Grecia: l'alto numero di funzionari pubblici (sono 760mila, più degli addetti al turismo) e l'incapacità dei greci ad accettare le tasse che ora però sono arrivate tutte insieme.

Il magnate
La Marfin Investment group è una banca di proprietà del magnate greco Andreas Vgenopulos, considerato come uno degli uomini più ricchi e potenti del paese e con aspirazioni politiche finora però mai messe davvero in pratica. È proprietario dell'Olympic Air (privatizzata) e dell'Egean Airlines, ora fuse. Possiede il 20% di una delle due squadre di calcio di Atene, il Panathinaikos, dal 2008. Compare spesso nei talk show televisivi e mette all'angolo il politico di turno con ricette imprenditoriali che stupiscono per la loro efficacia e rapidità di esecuzione. Recentemente però ha fatto un passo falso quando ha dichiarato incautamente, a un giornalista che gli chiedeva se pensava di vendere uno delle sue barche da diporto per contrastare i tempi duri di crisi: «Non ci penso proprio. Mi tengo i miei tre yacht!». Meno male che non ha consigliato ai disoccupati greci, che viaggiano al 24%, di passare il tempo libero andando sullo yacht di famiglia. Sarebbe stata la versione greca delle famose brioche della regina Maria Antonietta.

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