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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 08:27.
L'ultima modifica è del 10 maggio 2012 alle ore 08:28.

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Ecco operazioni in cui potrebbe, e dovrebbe, essere utilmente impiegata quella Cassa depositi e prestiti che viene invece evocata per altri dossier, come lo scorporo di Snam rete gas, con il rischio di annacquare non poco una delle poche vere liberalizzazioni previste dal recente decreto del Governo. Se mercato deve essere, allora davvero non si capisce perché non puntare sulla creazione di una società delle reti, privilegiando l'ipotesi Terna.

Parole, ancora solo parole anche sullo sblocco dei crediti che le imprese vantano con la Pubblica amministrazione. Una fondamentale iniezione di liquidità per aziende che il credit crunch sta riducendo allo stremo. Qui soluzioni facili non ce ne sono. Ma sono mesi ormai che si attendono invano i due decreti, uno del ministero dello Sviluppo l'altro dell'Economia, che farebbero partire l'operazione. Anche qui, forse, il ricorso alla Cassa depositi, in funzione di garanzia dei crediti, potrebbe essere una soluzione da valutare. In fondo nei nuovi obiettivi statutari della Cassa c'è proprio il sostegno delle piccole e medie imprese.

A proposito di Pmi: a due anni dalla legge che istituisce lo sportello unico sono solo il 10% le amministrazioni che hanno avviato esperienze significative. Nella stragrande maggioranza dei Comuni italiani aprire un'attività e adempiere agli obblighi amministrativi resta invece un percorso ad ostacoli. Su questo ci sono modelli virtuosi, come il progetto Semplifica di Unindustria, che coinvolge i soggetti privati. Perché non adottarli a livello nazionale?

Infine i tagli di spesa. È ormai chiaro a tutti che solo attraverso riduzioni significative della spesa pubblica (ricordiamolo: è aumentata negli ultimi dieci anni di 150 miliardi) sarà possibile, non solo evitare nuovi appesantimenti fiscali, ma avviare una graduale riduzione della pressione tributaria, ormai insostenibile. Anche qui: se proprio serviva un commissario, non lo si poteva nominare il giorno dopo l'insediamento del Governo? Sarebbe stato un messaggio significativo al Paese, e magari oggi avremmo qualche taglio di spesa in più e qualche tassa in meno.

L'importante ora è non perdere ulteriore tempo. Nella nuova economia mondiale la crescita non arriva per forza del destino, devi andartela a conquistare, con quel pragmatismo e quelle azioni concrete che finora sono mancate. Il Governo, con tutti i suoi ministri, scenda perciò dall'empireo dei centri studi e si sporchi un po' più le mani. I partiti, da parte loro, rinuncino alla tentazione della deriva populista nel tentativo di salvarsi l'anima davanti agli elettori e diano una mano fattiva. C'è troppo malessere nel Paese. Non possiamo permetterci di perdere un altro anno.

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