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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2012 alle ore 08:15.

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ROMA
Doppio turno alla francese, sindaco d'Italia, modello spagnolo. Lo tzunami delle comunali ha fatto tramontare il proporzionale alla tedesca sia pure corretto su cui gli "sherpa" di Pdl, Pd e Udc avevano trovato la quadra. E con buona pace dei centristi, strenui difensori dell'impianto proporzionale alla tedesca, si è riaperto il vaso di Pandora del dibattito sui modelli elettorali. Con il rischio concreto che alla fine non se ne faccia nulla. Ed è per questo che ormai non sono in pochi a scommettere che ci si accontenterà di correggere il vituperato Porcellum per renderlo un po' più digeribile agli occhi dell'opinione pubblica. Non a caso ex aennini ed ex ministri del Pdl, da sempre ostili all'ipotesi del tedesco corretto nell'ottica di un futuro recupero della storica alleanza con la Lega, hanno già presentato con Giorgia Meloni una proposta in tal senso: introduzione delle preferenze per il 70% degli eletti e liste bloccate per il restante 39%; divieto della stessa candidatura in diverse circoscrizioni; ritocco del premio di maggioranza in due direzioni: nazionalizzazione del premio al Senato ora su base regionale in modo da evitare la possibilità di maggioranze diverse tra le due Camere e introduzione di una soglia del 40% per far scattare il premio. Al di sotto di tale soglia il sistema sarebbe dunque proporzionale con soglia di sbarramento al 4% (8% al Senato).
Si tratta di correttivi che riprendono in parte quelli proposti già al tempo dell'approvazione della legge Calderoli dal politologo Roberto D'Alimonte sulle colonne del Sole 24 Ore. Con la reintroduzione delle preferenze (anche se D'Alimonte la considera ipotesi di ripiego rispetto ai collegi uninominali proporzionali o alle circoscrizioni piccole) si intende ridare ai cittadini il diritto di scelta degli eletti, mentre con la nazionalizzazione del premio in Senato si vuole invece dare risposta alla domanda di governabilità. Più complesso e delicato l'ultimo punto, quello che D'Alimonte chiama «eccesso di disproporzionalità». «Così come è ora congegnato il premio viene assegnato al partito o alla coalizione che ottiene un voto in più degli altri indipendentemente dalla percentuale ottenuta. Può quindi accadere che si possa ottenere il 54% dei seggi alla Camera con una percentuale di voti molto bassa, anche sotto il 30%». Da qui la proposta di D'Alimonte di introdurre una soglia tra il 40 e il 45% per far scattare il premio. Confidando, per scongiurare l'effetto Grecia, sull'incentivo all'aggregazione che i partiti avrebbero per superare la soglia.
Tuttavia il ritocco del Porcellum resta per i partiti l'ultima chance. «Solo se fallisce l'accordo si ritocca il Porcellum, a meno che non vogliamo regalare a Grillo la campagna elettorale del 2013», avverte il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, che con Luciano Violante del Pd ha portato avanti in questi mesi la trattativa. Il punto è che siamo a fine legislatura – fanno notare gli "sherpa" – e non c'è tempo per imbastire grandi architetture istituzionali come un semi-presidenzialismo alla francese o un sistema che preveda l'elezione diretta del premier. Il leader del Pd Pier Luigi Bersani, rispondendo a Silvio Berlusconi che rilanciava sulle riforme, ha così riassunto ieri la posizione del Pd: «L'esito delle amministrative suggerisce di riflettere sulla proposta che noi avanziamo da tempo, quella di un doppio turno,per unificare gli elementi di frammentazione. Pare che non ci sentano, ed è un errore. Comunque continuiamo a discutere perché il Porcellum non ci piace. E a Berlusconi dico che c'è poco da trattare: in Parlamento c'è la riforma costituzionale, ai tavoli tecnici si discute la legge elettorale. Noi siamo lì».
Ecco, ai tavoli tecnici si sta ora discutendo di modificare alla luce della nuova situazione politica il tedesco corretto su cui si era trovato un accordo immettendo forti dosi di spagnolo. Ossia resterebbe il 50% dei eletti nei collegi e il 50% in liste proporzionali con sbarramento al 5%, ma le circoscrizioni in cui dividere il territorio non sarebbero 26 come fin qui previsto ma molte di più. E più piccola è la circoscrizione più forte è l'effetto maggioritario e più alta la soglia implicita di sbarramento, che può superare anche il 10%. Pdl e Pd resterebbero in questo modo liberi di presentarsi con il proprio volto – e in particolare Bersani si presenterebbe col il suo, con buona pace di Matteo Renzi e dei tanti fautori delle primarie a oltranza – senza essere costretti a coalizioni «forzose».
Certo il doppio turno, sia nella versione francese che in quella in vigore per l'elezioni dei sindaci, garantirebbe maggiore governabilità dal momento che consegnerebbe un sicuro vincitore. Ma sul doppio turno, caro al Pd, è il Pdl e quindi Berlusconi che deve prendere una decisione. Dopo i ballotaggi il Pdl si riunirà per trovare una posizione, e il Cavaliere farà la sua scelta. Che potrebbe essere anche quella di non fare alcuna scelta, aprendo così la strada all'opzione Porcellum corretto.
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