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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2012 alle ore 18:03.

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La super commissione
Una «superiore commissione» era poi stata incaricata dal Papa di fare luce sull'intera vicenda.

Poche settimane dopo, il 25 aprile, la Santa Sede precisò che la commissione, «che agirà in forza del mandato pontificio a tutti i livelli», era composta dai cardinali Julian Herranz (Opus dei), presidente, Jozef Tomko e l'arcivescovo emerito di Palermo Salvatore De Giorgi.

Le reazioni al libro di Nuzzi
«La nuova pubblicazione di documenti della Santa Sede e di documenti privati del Santo Padre - è stata poi la reazione al momento in cui è uscito l'ultimo libro di Nuzzi - non si presenta più come una discutibile e obiettivamente diffamatoria, iniziativa giornalistica ma assume chiaramente i caratteri di un atto criminoso».

La Santa Sede «continuerà ad approfondire i diversi risvolti di questi atti di violazione della privacy e della dignità del Santo Padre, come persona e come suprema Autorità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano, e compirà i passi opportuni, affinché gli attori del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete, nonché dell'uso anche commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia. Se necessario chiederà a tal fine la collaborazione internazionale».

VatiLeaks
Di quella collaborazione, per ora, non vi è stato bisogno. Resta da vedere come proseguirà l'interrogatorio dell'arrestato. E resta da capire il "movente" della fuga di notizie ribattezzata - con gioco di parole mutuato da WikiLeaks, il "VatiLeaks" - che attraversa da mesi il Vaticano.

Al suo primo manifestarsi, il portavoce vaticano Federico Lombardi notò che «la responsabilità c'è dall'una e dall'altra parte. Anzitutto da parte di chi fornisce questo tipo di documenti, ma anche di chi si dà da fare per usarli per scopi che non sono certo l'amore puro della verità».

Il gesuita, dopo aver ricordato la «purificazione e rinnovamento» promossa dal Papa per far fronte alla pedofilia del clero e l'impegno «serio» per «garantire una vera trasparenza del funzionamento delle istituzioni vaticane anche dal punto di vista economico», concludeva: «Chi pensa di scoraggiare il Papa e i suoi collaboratori in questo impegno si sbaglia e si illude».

«Affari e segreti nella quotidianità d'Oltretevere»
È la tesi opposta rispetto a quella tratteggiata nell'introduzione al libro di Nuzzi. La fonte del libro sarebbe "Maria", nome in codice dietro cui si nasconde «uno dei più fidati collaboratori di cardinali importanti», che decide di recapitare al cronista le carte sergete per rompere «la menzogna, il silenzio, la scarsa informazione che copre vicende, affari e segreti nella quotidianità d'Oltretevere» e proseguire, così, l'opera di riforma avviata da Benedetto XVI.

"Maria" avrebbe goduto della attiva solidarietà di svariate altre persone in servizio in diversi uffici del Vaticano, tra segreteria di Stato, dicasteri e Governatorato. E avrebbe organizzato l'incontro col cronista per mezzo di intermediari, autisti, incontri al buio in appartamenti sfitti. Una rete ampia e articolata, insomma, e non un singolo 'corvo', per quanto vicino al Papa.

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