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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2012 alle ore 17:36.

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Unicredit, storia di una disputa tra Italia e Germania (Wsj)Unicredit, storia di una disputa tra Italia e Germania (Wsj)

Un’ondata di fusioni transnazionali aveva ulteriormente rafforzato l’integrazione bancaria europea. Il takeover nel 2005 della banca tedesca HVB da parte di Unicredit, per 15,4 miliardi di euro, era stato acclamato come «simbolo dell’integrazione finanziaria europea». I dirigenti di Unicredit dicevano di avere creato «la prima vera banca europea». Ma la crisi finanziaria globale ha spinto le autorità di vigilanza nazionali a dare «un giro di vite». La creazione, l’anno scorso, dell’Autorità bancaria europea non ha impedito il divampare delle dispute.

Il Wall Street Journal racconta nei particolari il caso Unicredit e il conflitto scoppiato la scorsa estate con le crescenti preoccupazioni delle autorità tedesche per le operazioni locali di Unicredit. Poiché si tratta di una controllata e non di una filiale – spiega il Wsj – la Unicredit tedesca è soggetta alla vigilanza sia della Banca d’Italia sia dell’autorità di vigilanza finanziaria della Germania, la BaFin.

Unicredit, in difficoltà ad avere prestiti da fonti tradizionali, ha trasferito miliardi di euro dalla Germania alla casa madre a Milano. «Per la fine dell’anno, la controllata tedesca aveva spostato 11,3 miliardi di euro di fondi ad altre parti di Unicredit». I trasferimenti «hanno catturato l’attenzione dei responsabili della BaFin a Bonn». Se Unicredit si fosse trovata in difficoltà finanziarie – era il timore di BaFin - i depositanti tedeschi avrebbero potuto avere problemi a recuperare i loro soldi. La controllata tedesca di Unicredit è una delle maggior banche della Germania, con 170 miliardi di euro di depositi, 940 filiali e oltre 19mila dipendenti.

In una recente intervista, il capo della BaFin Raimund Röseler, pur precisando che non si riferiva specificatamente a Unicredit, ha detto che ci sono molte segnalazioni di banche straniere che raccolgono liquidità dai loro istituti affiliati e la spostano in patria.

BaFin ha scritto alla controllata tedesca di Unicredit sollecitandola a limitare i trasferimenti alla casa madre. Dieter Rampl ha illustrato la lettera della BaFin al Cda dello scorso settembre. Alla Banca d’Italia, la richiesta della BaFin è apparsa come una violazione dell’accordo tra le due autorità di vigilanza di non agire unilateralmente, accordo che risale a quando Unicredit acquisì la banca tedesca.

I problemi che riguardano banche transnazionali «devono essere affrontati congiuntamente» ha detto questa settimana una portavoce della Banca d’Italia. Il Ceo di Unicredit Federico Ghizzoni si è lamentato con il ministro delle Finanze tedesco. E anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco si è fatto coinvolgere nei negoziati, “mossa insolita” per un banchiere nella sua posizione.

Unicredit – scrive il Wsj citando fonti al corrente della vicenda - avrebbe pensato di trasformare la sua controllata tedesca in una filiale in modo da ridurre il ruolo tedesco nella vigilanza. Avrebbe anche preso in considerazione la possibilità di portare la disputa dinanzi all’Autorità bancaria europea. Non ha fatto né l’una né l’altra cosa: un dirigente coinvolto – si legge - ha detto che Unicredit ha le mani legate poiché BaFin ha il potere di rendere la vita difficile alle sue operazioni tedesche.

Nel frattempo, però, la Banca d’Italia ha deciso di guardare più attentamente cosa fa la tedesca Deutsche Bank, che ha un ampio business italiano. Per Unicredit, dopo l’aumento di capitale di gennaio e l’iniezione di liquidità dei prestiti Bce, 26 miliardi di euro, le preoccupazioni della BaFin si sono placate. In marzo, Unicredit ha informato BaFin che la sua controllata tedesca avrebbe ridotto la sua esposizione ad altre parti della società di circa la metà. La banca italiana ha anche promesso di fornire collaterale alla sua controllata tedesca in cambio di eventuali futuri prestiti. Le autorità di vigilanza tedesche “erano soddisfatte”. Ma le relazioni tra la Banca d’Italia e la BaFin devono ancora essere pienamente ristabilite, insiste il Wsj. La Banca d’Italia continua a chiedere alla BaFin informazioni più dettagliate su Deutsche Bank. L’incontro a Roma il 27 aprile potrebbe però avere smussato qualche asperità.

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