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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2012 alle ore 07:05.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2012 alle ore 07:09.

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Lo sviluppo economico e la contemporanea crisi della capacità d'azione degli organi della Ue hanno spinto la Germania ancora una volta a occupare un ruolo centrale. Insieme al presidente francese, il cancelliere Merkel ha accettato questo ruolo. Ma in diverse capitali europee cresce l'ansia nei confronti dì un dominio tedesco.
Questa volta non si tratta di un potere politico e militare, ma di una preponderanza economica. Se noi tedeschi ci lasciassimo tentare a pretendere una leadership europea avremo come risposta una decisa opposizione da un numero sempre crescente di Paesi limitrofi. La preoccupazione della periferia nei confronti di un centro troppo forte tornerebbe alla ribalta in tempi rapidi e le conseguenze ipotizzabili sarebbero deleterie per la Ue e implicherebbero un isolamento di Berlino.

La posizione centrale che la Germania occupa dal punto di vista geopolitico, l'infausto ruolo che ha assunto nel corso della storia europea fino alla metà del XX secolo, il rendimento attuale impongono a ogni governo tedesco di acquisire la capacità di immedesimarsi negli interessi dei partner europei e di mostrarsi pronti a offrire aiuto.
Del resto lo straordinario processo di ricostruzione degli ultimi decenni non è frutto solo delle nostre forze. La ricostruzione sarebbe stata impensabile senza l'aiuto delle potenze vincitrici del blocco occidentale, senza il nostro inquadramento all'interno della Comunità europea e del Patto atlantico, senza l'apertura dell'Europa dell'Est e senza la fine della dittatura comunista. Noi tedeschi abbiamo buone ragioni per essere riconoscenti e abbiamo l'obbligo di ricambiare con dignità la solidarietà ricevuta. Sono convinto che rientri nell'interesse strategico a lungo termine dell Germania non isolarsi e non farsi isolare.

L'isolamento all'interno dell'occidente sarebbe pericoloso, ma nell'Unione europea o nella zona euro ancor più rischioso. Ritengo che questo vada ben oltre qualsiasi altro interesse di partito.
Effettivamente la Germania è stata per lunghi decenni un contribuente netto. Ce lo potevamo permettere e lo abbiamo fatto fin dai tempi di Adenauer. E naturalmente la Grecia, il Portogallo o l'Irlanda sono stati sempre beneficiari. Di questa solidarietà l'attuale classe politica tedesca non è sufficientemente cosciente; eppure fino a oggi è stata data sempre per scontata. Come scontato, e sancito dal trattato di Lisbona, è il principio di sussidiarietà; l'Unione Europea deve farsi carico di ciò che uno Stato non è in grado di regolare e superare da solo.

Adenauer ha valutato correttamente l'interesse strategico tedesco nel lungo termine, nonostante la divisione della Germania. Tutti i suoi successori, Brandt, Schmidt, Kohl e Schröder hanno proseguito la politica di integrazione. Qualsiasi tattica di politica interna o estera non ha mai messo in discussione l'interesse strategico nel lungo periodo. Per questo motivo i nostri partner hanno potuto fidarsi per decenni della continuità della politica europea perseguita dai tedeschi, indipendentemente dai cambi di governo. Questa continuità è necessaria anche in futuro. Non esiste formula sicura per far fronte all'attuate crisi di leadership della Ue.

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