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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2012 alle ore 15:32.

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Gli italiani stanno tutti bene
«Nessun cittadino italiano (tra quelli si trovavano nell'aeroporto internazionale di Tripoli al momento dell'assalto di un gruppo di miliziani, ndr) è stato in situazione di pericolo». Lo ha riferito ad Aki-AdnKronos International il console generale italiano a Tripoli, Pierluigi D'Elia, in «contatto con le autorità aeroportuali». I connazionali erano in partenza per Roma su un aereo Alitalia, quando la milizia ha invaso lo scalo e i voli sono stati bloccati. Parte degli italiani che si trovavano in aeroporto sono stati recuperati dai paracadutisti del reggimento carabinieri Tuscania. «Abbiamo aperto focal point in consolato e in vari hotel della capitale - ha detto il console -. I primi italiani evacuati sono arrivati da poco (nel primo pomeriggio, ndr). Non risulta più alcun connazionale in aeroporto, in base alle notizie fornite dalle autorità aeroportuali, con cui restiamo in contatto». Rassicurazioni erano arrivate al consolato anche dall'ufficio Alitalia presso l'aeroporto.

La moglie dell'ambasciatore
L'ambasciatore racconta che in aeroporto al momento dell'assalto c'era anche sua moglie, ora rientrata in ambasciata e fuori pericolo come tutti gli altri italiani che erano in partenza per Roma. «L'aereo era pronto a partire - racconta ad AKI Pietro De Blasi, un italiano che si trovava nell'aeroporto di Tripoli e che ora è al sicuro in ambasciata - quando all'improvviso è stato invaso da miliziani a bordo di autoblindo e armati di mitra». Per i nostri connazionali, tuttavia, non ci sono stati momenti di reale pericolo e sono riusciti a lasciare l'aeroporto per conto proprio, come la moglie dell'ambasciatore e De Blasi che sono partiti in taxi, o con l'aiuto dei paracadutisti Tuscania.

L'inchiesta sulla scomparsa del colonnelloAbouajila Al-Habchi
Il portavoce del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), Mohamed al-Harizi ha annunciato l'apertura di una inchiesta sul «rapimento» delcolonnello Abouajila Al-Habchi, leader della milizia di Tarhuna che ha preso d'assalto oggi l'aeroporto internazionale di Tripoli. L'uomo è stato sequestrato la notte scorsa da sconosciuti. Il Consiglio militare della capitale ha intanto fatto sapere di non avere nulla a che fare con la sparizione del militare.

L'ambasciatore legge acqua sul fuoco
- «Bisogna evitare letture estremamente pessimistiche» sull'occupazione dell'aeroporto internazionale di Tripoli da parte di un gruppo di miliziani della brigata al-Awfiya. È il commento ad Aki-AdnKronos International dell'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi. «La vicenda non va drammatizzata in modo eccessivo - dice -. Già in passato, milizie hanno bloccato l'aeroporto. Certo - ammette - questa volta si è trattato di una vicenda più grave, che va sempre inquadrata nello scontro inter-milizie». Spiegando la dinamica della vicenda, l'ambasciatore racconta che la milizia di Zintan, che «tuttora si considera garante della sicurezza dello scalo che invece è formalmente sotto il controllo delle autorità governative» è intervenuta per mettere fine all'assalto della brigata al-Awfia. «Ora è possibile - prosegue - che la milizia di Zintan voglia punire chi, creando questa situazione, ha così danneggiato il paese, diffondendo a livello internazionale un'immagine di insicurezza».

La moglie dell'ambasciatore
L'ambasciatore racconta che in aeroporto al momento dell'assalto c'era anche sua moglie, ora rientrata in ambasciata e fuori pericolo come tutti gli altri italiani che erano in partenza per Roma. «L'aereo era pronto a partire - racconta ad AKI Pietro De Blasi, un italiano che si trovava nell'aeroporto di Tripoli e che ora è al sicuro in ambasciata - quando all'improvviso è stato invaso da miliziani a bordo di autoblindo e armati di mitra». Per i nostri connazionali, tuttavia, non ci sono stati momenti di reale pericolo e sono riusciti a lasciare l'aeroporto per conto proprio, come la moglie dell'ambasciatore e De Blasi che sono partiti in taxi, o con l'aiuto dei paracadutisti Tuscania.

Riprendono gli scontri
Nel tardo pomeriggio fonti Reuters riferiscono che sono scoppiati scontri armati sempre tra i miliziani della brigata Al Awfiya, originari della città di Tarhuna 80 km a sud di Tripoli, scalo, e altre forze, probabilmente della brigata Zintan.

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