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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2012 alle ore 06:46.

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Parliamo del ruolo della Bce: non può non essere uno dei bracci operativi più rilevanti per la nuova Europa. Come deve cambiare?
Bisogna andare avanti sulla sorveglianza unica per le banche come ha suggerito anche Mario Draghi. Ed è un bene che su questo punto anche la Germania si sia già espressa favorevolmente. Per il resto la Bce deve diventare come qualsiasi altra banca centrale di qualsiasi altro Paese. Insomma, la Bce deve diventare come la Fed, prestatore di ultima istanza e senza i vincoli di oggi, peraltro brillantemente gestiti da Draghi fino al limite. Lo hanno criticato perché usava un cerotto e non una terapia strutturale per il sistema bancario, ma, dati i vincoli dello statuto Bce, era inevitabile agire con strumenti temporanei, ma almeno si è evitata la catastrofe; ci sono stati ondeggiamenti, ma almeno l'Europa ha guadagnato tempo per riflettere sui suoi errori e per cambiare schieramenti politici.

Le banche spagnole vanno aiutate?
Credo che un aiuto alle banche spagnole non squilibrerebbe in modo radicale la politica debitoria di Madrid, anche se l'aggravamento degli ultimi tempi è stato consistente, non bisogna dimenticare che la Spagna partiva da basi molto basse.

Come si farà sentire l'effetto Hollande?
Credo che il senso di un cambio di marcia più europeista si stia già facendo sentire, ma se la Germania deve fare passi avanti sulla questione del debito europeo, la Francia deve cambiare atteggiamento sul tema delle cessioni di sovranità. Non dimentichiamo che Hollande fa parte della corrente europeista dei socialisti francesi, ma il suo partito non ha avuto remore nello schierarsi tutto contro l'Europa nel famoso referendum sulla Costituzione. Per Germania e Francia comunque l'appuntamento è storico. Nessuno può permettersi di mancarlo, altrimenti l'Europa sarà out per lunghissimo tempo.

E come vede l'Italia? Gioca un ruolo?
Credo che il ruolo dell'Italia sia cresciuto molto negli ultimi mesi. È un ruolo fondamentale e importantissimo per costruire una piattaforma unica sui più delicati temi europei di cui abbiamo parlato finora, che sia frutto del miglior compromesso possibile. Un disegno che includa anche la Spagna, che ha un problema più grave del previsto in tema di bolla immobiliare, e un problema di debito che tuttavia partiva da basi ben più ridotte di quelle dell'Italia.

Che ne sarà della Grecia?
Siamo tutti greci. Ci salviamo o ci danniamo tutti insieme.

È ancora credibile il sogno dell'Europa federale?
Certo, ma prima bisogna risolvere le emergenze. Bisogna approfittare del fatto che i nostri stessi concorrenti nel mondo sono terrorizzati da un eventuale disfacimento dell'euro. Cina e Usa ci invitano a ridare slancio all'economia, a ritrovare nuova coesione, a rinsaldare la fiducia nella nostra moneta. Poi bisogna spiegare alla Germania che anche un euro a due velocità non converrebbe all'export di Berlino. L'euro tedesco avrebbe un tasso di cambio rispetto all'euro italiano non a 1,20, ma a 2,20: si innescherebbe una competizione feroce nelle esportazioni fuori Europa e la Germania perderebbe immediatamente competitività nelle esportazioni verso di noi. I tedeschi devono persuadersi che l'Europa è un vantaggio anche per loro.

I tedeschi non si persuadono che gli eurobond non siano solo un modo per caricare sulle loro spalle il debito dei Paesi meno virtuosi.
Prima bisogna uscire dalla teologia. Se ai tedeschi si continua a dire che eurobond significa fregatura, nei sondaggi, i tedeschi � a stragrande maggioranza � continueranno a dire che non li vogliono. Ma se invece si discute senza nominalismi sui rimedi concreti per rilanciare lo sviluppo e fermare la speculazione non si può non arrivare agli eurobond o come si vogliano chiamare. Bisogna lavorare di più per essere credibili con i tedeschi nel mettere a disposizione le garanzie necessarie per evitare che su di loro gravino pesi insostenibili. Lo abbiamo detto con chiarezza: siamo pronti a mettere sul tavolo l'oro e altri asset pubblici per dimostrare che ci impegnamo sul serio. Ma prima deve cominciare la discussione preliminare, poi si può entrare nel dettaglio degli strumenti: è fondamentale cominciare perché altrimenti la speculazione continuerà a fare il suo gioco colpendo Paese dopo Paese; dobbiamo capire che la dimensione speculativa internazionale è molto più grande delle capacità di qualsiasi Paese di reagire.

Non le sembra un po' "peloso" l'atteggiamento americano verso l'Europa e la responsabilità della crisi?
Gli Stati Uniti sono stati bravissimi nel rovesciare su di noi la responsabilità della crisi. È la conferma e il segno di cosa significhi avere politiche forti e indirizzo unitario, cosa che l'Europa, come noto, non ha affatto. Quello degli Usa è un atteggiamento improntato all'ipocrisia della campagna elettorale: da un lato Obama ci chiede di fare di più per la crescita e teme un'Europa in crisi, dall'altro dice che farà di tutto per non cadere nei vizi europei. Insomma, doppio salto mortale carpiato. Non si possono accreditare virtù che l'America stessa non ha mai praticato.

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