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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2012 alle ore 15:45.

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In fortissima crescita anche la Emirates di Dubai, la più grande compagnia del Golfo, con un utile netto di 487 milioni di euro nell'ultimo esercizio 2011-2012, il ventiquattresimo consecutivo in attivo.

Non è nella sua strategia fare shopping di partecipazioni azionarie, ma c'è un impegnativo piano di investimenti nella flotta, per portarla dai 162 aerei attuali a 260 nel 2018. E' il vettore che ha ordinato il maggior numero di superjumbo Airbus 380, 90 aeroplani di cui 17 già in servizio, uno dei quali nella rotta tra Dubai e Roma Fiumicino. Emirates cresce molto anche in Italia, «quest'anno aumentiamo la nostra capacità del 45%», spiega Massimo Massini, direttore generale di Emirates per l'Italia.
Di fronte a questi aggressivi colossi le compagnie europee hanno cercato negli ultimi anni di fare fronte comune, ipotizzando che dietro la loro crescita ci siano aiuti di Stato, con agevolazioni fiscali e nel prezzo del carburante.

Ma questa campagna, guidata da British Airways, non ha condotto a risultati concreti, né ha frenato i mediorientali. In Europa sono in cerca di compratori due compagnie di bandiera, la portoghese Tap che potrebbe interessare Lufthansa, la polacca Lot alla ricerca di nuovi acquirenti dopo il ritiro dell'aspirante Turkish Airlines, un altro vettore in forte crescita ma per questo anche molto indebitato.

All'orizzonte c'è l'incognita del futuro dell'Alitalia. Sulla carta sembra destinata ad essere assorbita da Air France-Klm, il vincolo a non vendere dei 20 soci italiani scade il 12 gennaio 2013, tra sette mesi. L'anno scorso tra le due compagnie è stata discussa una fusione, sarebbe stata una vendita dell'Alitalia con pagamento in azioni Air France-Klm, ma non c'è stato accordo sui valori di concambio azionario.

Air France rimane il candidato principale all'acquisto, a meno che il presidente Roberto Colaninno e il nuovo amministratore delegato, Andrea Ragnetti, insieme a banca Intesa Sanpaolo non individuino altre soluzioni. in ogni caso, entro il prossimo inverno per i soci dell'Alitalia si porrà il problema della ricapitalizzazione in seguito alle perdite accumulate fin dalla nascita della nuova compagnia privata, decollata il 13 gennaio 2009. Nel primo trimestre di quest'anno la perdita operativa di Alitalia è aumentata da 86 a 109 milioni e la perdita netta da 88 a 131 milioni, un dato molto peggiore del budget. Intanto Lufthansa e Air France tagliano personale, per ridurre i costi in un anno cominciato, anche per loro, con un primo trimestre in rosso: 3.500 posti in meno tra gli amministrativi nella compagnia tedesca e 5.000 previsti in meno in tre anni in quella franco-olandese, secondo "Le Figaro".

Nonostante la debolezza dell'economia in alcune parti del mondo, la domanda nel trasporto aereo rimane robusta. In aprile c'è stata una crescita dei passeggeri per chilometro del 6,1% a livello mondiale. Questo dato è superiore alla tendenza degli ultimi vent'anni, fa notare la Iata, l'associazione che raggruppa oltre 200 compagnie, con una quota di circa l'83% del trasporto mondiale (non ne fanno parte quasi tutte le low cost, in particolare Ryanair e easyJet, i vettori che crescono di più). Nei primi quattro mesi di quest'anno la crescita del mercato mondiale, misurata con i passeggeri per chilometro trasportati, è stata del 7,1%, mentre la capacità offerta è cresciuta del 4,9% e dunque gli aerei si sono riempiti di più, con un coefficiente medio del 77,5 per cento.

«E un mondo volatile e rischioso», osserva Tony Tyler, direttore generale Iata al debutto in assemblea, è stato nominato un anno fa a Singapore alla fine del mandato di Giovanni Bisignani.
La Iata comunicherà domani le stime aggiornate sui conti dei vettori associati per quest'anno. Le ultime stime, pubblicate il 20 marzo, indicavano per quest'anno un utile netto aggregato mondiale di tre miliardi di dollari, pari allo 0,5% dei ricavi totali. Questo equivale a un calo del 62% rispetto ai 7,9 miliardi di profitti stimati per il 2011. Il traffico passeggeri è stimato in crescita del 4,2 per cento.
«L'Europa è la regione con la situazione più difficile», aveva detto Tyler, secondo le stime di marzo quest'anno è attesa una perdita aggregata di 600 milioni di dollari. L'Asia-Pacifico è l'area dai risultati migliori, con la previsione di un utile netto di 2,3 miliardi di dollari. Dalle compagnie del Nord America la previsione era di un utile di 900 milioni di dollari.

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