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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2012 alle ore 07:52.

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Un'unione bancaria è la naturale estensione di un'unione valutaria, ma non è un requisito essenziale per un mercato unico. In nessun altro ambito del mercato unico è necessario un grado di integrazione altrettanto elevato. I Paesi che non fanno parte dell'Eurozona hanno una loro valuta e una loro Banca centrale indipendente, e di conseguenza hanno i mezzi per sostenere i loro sistemi bancari in tempi di crisi. E chi non fa parte dell'Eurozona non ha diritto di metter bocca sulle decisioni di bilancio e sulle politiche macroeconomiche di chi ne fa parte. Per questo diciamo con chiarezza che la Gran Bretagna non parteciperà.
Ovviamente, gestire un'unione bancaria che coinvolge alcuni dei membri dell'Ue ma non tutti pone dei problemi per il mercato unico. I Paesi della zona euro disporranno automaticamente della maggioranza qualificata dei voti e avranno quindi la possibilità, in teoria, di fissare le regole per l'Ue nel suo insieme.

La zona euro, per proteggere la sua stabilità finanziaria, potrebbe dover prendere delle decisioni che vanno a detrimento del resto dei Paesi dell'Unione, se anche questi fossero costretti ad adottarle. Un Paese come il Regno Unito, che ha un importante settore finanziario, potrebbe, per proteggere i propri contribuenti e la propria stabilità finanziaria, dover prendere decisioni che non sarebbero possibili se fossimo vincolati a regole fissate solo per l'area della moneta unica.
È più che ragionevole, dunque, che i Paesi che faranno parte dell'Ue ma non dell'unione bancaria cerchino di adottare misure di salvaguardia al fine di proteggere i loro contribuenti e preservare il mercato unico per tutti gli Stati membri dell'Ue.
Non stiamo cercando di strappare clausole di non partecipazione, come qualcuno sostiene: al contrario, vogliamo estendere e potenziare il mercato unico. Un mercato unico integrato, anche per quanto riguarda i servizi finanziari, è nell'interesse nazionale della Gran Bretagna, e anche dell'Europa. Ma le regole che lo governano dovranno continuare a essere stabilite da tutti i 27 Stati membri dell'Ue.

Io accetto la mia responsabilità di garantire la sicurezza del sistema finanziario britannico. La nostra imposta sulle banche è più alta di quella di Francia e Germania messe insieme, e abbiamo già una tassa sulle transazioni azionarie. L'ultima cosa di cui ha bisogno l'Europa in questo momento è che la Gran Bretagna venga colpita da quel genere di instabilità che in questo momento colpisce alcuni Paesi della zona euro. Ecco ho perché ho preso misure dure per riportare sotto controllo il nostro disavanzo; ed ecco perché sto prendendo misure dure per riformare il nostro settore finanziario imponendo chiare delimitazioni fra le grandi banche commerciali e le loro divisioni di investment banking, e garantendo che le nostre banche abbiano capitali sufficienti per reggere a shock futuri. Nel dibattito sulla regolamentazione del settore bancario in Europa è stata la Gran Bretagna quella che si è battuta con maggior convinzione per l'adozione di regole più severe.

La Gran Bretagna sta facendo la sua parte per contribuire alla stabilità economica e finanziaria dell'Europa. Giocando un ruolo costruttivo nella definizione delle riforme necessarie per la zona euro, possiamo aiutare gli altri a fare altrettanto.
George Osborne è cancelliere dello scacchiere del Governo del Regno Unito.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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