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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2012 alle ore 10:37.

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L'Assemblea e una nuova Costituzione
Politici, diplomatici stranieri, businessman sono quasi tutti d'accordo e mostrano un cauto ottimismo. Quello di domani non sarà un voto interlocutorio: i risultati ci mostreranno il volto della Nuova Libia. Vale a dire se il Paese imboccherà la lunga strada della democratizzazione, oppure sprofonderà nel caos. E se le elezioni avranno successo, si saprà se prevarranno i partiti islamici, e di quale tipo (moderati o conservatori). Se i partiti laici avranno successo. Se l'eterogeneo esercito degli indipendenti (2.500 candidati) raccoglierà qualcosa.

La Libia, insomma, è a un bivio: in gioco c'è la formazione dell'Assemblea nazionale. I suoi 200 membri dovranno scegliere una commissione di 60 che dovrà portare a termine un compito molto complesse_ scrivere la Costituzione. Tra i compoti dell'Assemblea ci sarà anche la nomina di un nuovo primo ministro, il quale dovrà formerà un nuovo Governo fino alle prossime elezioni (nel 2013). Una volta , il governo attuale di transizione e il Comitato nazionale cesseranno le loro funzioni.

I numeri
Rinviato in già due occasioni le elezioni di sabato rappresentano una sfida logistica. I Partiti sono 143, quasi tutti nati da pochi mesi. Dei tre milioni di aventi diritto al voto se ne sono registrati l'83 per cento. "Un buon segno soprattutto, perché - racconta Fatma Ghandur, intellettuale e una delle più note candidate indipendenti - più della metà sono donne". I membri dell'Assemblea Nazionale saranno 200: 80 iscritti nelle liste dei partiti e 120 indipendenti.

I partiti
Non c'è destra, sinistra o centro. Generalizzando i partiti possono essere divisi in tre gruppi. I partiti laici, o comunque più filooccidentali (tra cui c'è anche il vecchio Fronte nazionale di salvezza , formato dai membri dalla diaspora ma non troppo popolare). Quelli islamici, tra le cui fila i moderati sembrano quelli più accreditati. E l'esercito degli indipendenti.
Ma se le recenti esperienze elettorali in Tunisia ed Egitto possono fornire un'indicazione utile , i gruppi vicini ai Fratelli musulmani (trionfatori in Egitto) – come l'organizzato ed efficiente "Giustizia e ricostruzione" - dovrebbero avere una buona chance per vincere. Anche se l'universo islamico qui è particolarmente complesso e variegato. Il che potrebbe rappresentare un elemento di divisione.

Tra partiti laici spicca la formazione National forces Alliance's, guidata da Mahmoud Jibril Ali Tarhouni, rispettivamente l'ex premier e l'ex ministro delle finanze della prima amministrazione dopo Gheddafi. Un movimento formato da businessman, avvocati e professionisti che raggruppa decine di altri piccoli partiti. Anche il partito Libya Ghatering è uno dei maggiori.
Il Justice and Construction, sicuramente uno dei movimenti islamici più organizzati, è definita una "formazione islamica moderata", con 86 candidati divisi in 19 circoscrizioni, Molti osservatori la considerano il partito sostenuto dai Fratelli musulmani, anche se i vertici Justice and Construction rigettano questa versione.

Se si il numro di manifesti elettorai, vetture e comizi fosse la sola indicazione, Al Wattan sembrerebbe la formazione più forte: conta 57 candidati ufficiali e altri 44 "indipendenti" ma fedeli . Il partito in cui figura Abdel Hakim Belhaj, ex combattente in Afghanistan e un tempo leader del Gruppo libico islamico armato (formazione vicino ad al qaida), pur continuando ad avere un agenda più islamica di Justice and Cinstruction, sembra aver ammorbidito il suo programma.

Sharia o non Sharia?
Tra le differenze principali tra partiti laici e islamici c'è soprattutto il ruolo della Sharia (una interpretazione rigida del Corano) nella nuova Costituzione. Per i laici , in sintesi, deve essere una delle fonti della Costituzione e del diritto. Per i partiti islamici moderati è la fonte basilare, per quelli più conservatori la sola ed esclusiva.

Quanto alle istanze federaliste espresse da alcuni movimenti islamici della Cirenaica (la regione orientale ricca di greggio da cui è partita la rivolta il 17 febbraio del 2011) i partiti laici le rigettano fermamente, . I moderati musulmani anche, ma sono più aperti a forme di autonomia. Al di là dei salafiti (che qui sono una minoranza esigua) partiti islamici moderati e laici sono d'accordo: il futuro governo dovrà rappresentare una maggioranza allargata. Quindi laci accanto a islamici, almeno in teoria,
Sul fronte economico, le differenze non sono irrilevanti; alcuni partiti laici sono più orientati al libero mercato. E guardano al ritorno delle compagnie straniere come a un'irrinunciabile opportunità per ricostruire e rilanciare la Libia. I Musulmani moderati sono più cauti. No al libero mercato "Made in Us". Sì alle compagnie straniere, ma la ricetta migliore - spiega il partito Giustizia e Ricostruzione - è un economia mista, e il modello è quello della Turchia.

Parole che, tuttavia, sono estranee per molti libici. Ascoltando la gente di Tripoli, la sensazione è che, alla fine, sui "complessi" programma politici dei partiti prevarrà l'appartenenza al proprio clan . Le istruzioni di voto dei capi tribù potrebbero rivelarsi decisive in molte parti del Paese.

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