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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2012 alle ore 08:10.

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Nello stesso momento, la Banca d'Inghilterra, i cui tassi di interesse sono al loro minimo degli ultimi tre secoli, ha molto più semplicemente iniettato, stampando moneta, cinquanta miliardi di sterline nell'economia britannica, portando a trecentosettantacinque milioni il totale di moneta spesa, secondo il programma varato all'inizio della crisi finanziaria del 2008. Ciò aumenterà la possibilità, per la Banca d'Inghilterra, di acquistare soprattutto titoli del debito pubblico, in un periodo nel quale sembrano necessari investimenti pubblici per aumentare la domanda aggregata e uscire dalla depressione. La politica monetaria inglese sembra molto più accurata di quella dell'area euro, ma per l'ovvia ragione che, contrariamente alla Banca centrale europea, la Bank of England ha, in questo simile alla Federal Reserve americana, possibilità di stampare moneta e di acquistare titoli di Stato. Il che pone ancora una volta l'urgente esigenza di una riforma statutaria della Bce, senza la quale, in mancanza di una revisione totale e di regole globali per i mercati finanziari, rimarrà impossibile per l'Eurozona fermare la devastante speculazione dei mercati.
A confermare la tesi di Christine Lagarde vi è stato l'abbattimento, per la seconda volta in meno di un mese, dei tassi di interesse della People's Bank of China, la quale, preoccupata per il rallentamento della seconda maggiore economia del mondo, ha dichiarato venerdì di tagliare di uno 0,31% e portarlo al 6% il tasso di interesse, rendendo così più attraente il ricorso ai prestiti, e quindi rinvigorire gli investimenti. Lo stimolo dell'economia cinese, con bassi debito pubblico e deficit, ha più possibilità di stimolare l'economia, non foss'altro che, poiché la politica monetaria è strettamente legata alla politica economica del governo, i risultati sembrano più facili, secondo l'antico insegnamento di Keynes.
La conclusione comparativa di questi interventi monetari è che finora la troika costituita dai più forti governi europei, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale, ha iniettato nell'Eurozona troppo poco denaro e spesso in tempi sbagliati per risolvere la crisi, continuando a imporre draconiani programmi di tagli di spesa e di aumento di tasse, che ci spingono sempre di più verso una depressione senza vie d'uscita. Ancora una volta è indispensabile dunque dotare di maggiori poteri la Banca centrale europea, sia per uscire dalla crisi, sia per iniziare l'unità politica degli Stati d'Europa.
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