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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2012 alle ore 08:06.

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Una foto d'archivio dell'attentato di via D'Amelio (Ansa)Una foto d'archivio dell'attentato di via D'Amelio (Ansa)

Agnese Borsellino ha riferito ai magistrati di Caltanissetta le confidenze ricevute dal marito: «C'è una trattativa tra la mafia e lo Stato dopo la strage di Capaci, c'è un colloquio tra la mafia e alcuni pezzi infedeli dello Stato...Mi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere». Questo pensava Paolo Borsellino. Dopo l'assassinio di Giovanni Falcone, il magistrato intensifica le indagini, interroga in cercare un mafioso come Mutolo che gli racconta dei rapporti tra Contrada e Cosa nostra. Non è più l'uomo sorridente di una volta. Ora è turbato, scosso, con lo sguardo perso nel vuoto. Probabilmente è venuto a conoscenza di qualcosa di indicibile, di impensabile per lui che ha una concezione assoluta, pura, dello Stato: qualcosa che forse conduce ai piani alti di quelle istituzioni deviate di cui parla Agnese Borsellino. Annota tutto in un'agenda rossa da cui non si distacca mai per un momento, quell'agenda che qualcuno va a prelevare appena dopo l'esplosione dalla borsa del magistrato ancora integra nell'abitacolo dell'auto in fiamme.

Come scrive Roberto Scarpinato, Procuratore generale di Caltanissetta, nella prefazione a Le ultime parole di Falcone e Borsellino (Chiarelettere, a cura di Antonella Mascali), «vediamo finalmente delinearsi alcuni contorni del "gioco grande": quell'intreccio tra storia ufficiale, visibile sulla scena pubblica, e storia svoltasi nel fuori scena (ob scenum), che segna purtroppo l'anomalia della storia italiana rispetto a quella di altri Paesi europei di democrazia avanzata». E più avanti: «Il promemoria dell'"indicibile" affidato da Paolo al segreto della sua agenda rossa non lo potremo mai leggere». Amara conclusione: «Il fuori scena così scompare dalla scena, riemergendo solo a tratti dopo due decenni di indagini. Paolo diviene l'ennesima vittima sacrificale di un Paese che non ha ancora acquisito la maturità democratica per guardarsi allo specchio e raccontarsi la sua vera e tragica storia». Una storia di trattative tra Stato e mafia che vanno avanti dall'inizio dell'unità d'Italia.

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