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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2012 alle ore 06:35.

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Ma non finisce qui. Perché tra novembre 2009 e il 16 settembre 2010, Financière de l'Odet acquista sul mercato telematico un totale di 7,3 milioni di azioni Premafin tramite la società francese Cholet Dupont, che a sua volta trasmette gli ordini per l'esecuzione alla succursale di Milano del Crédit Agricole Cheuvreux, guarda caso la stessa banca utilizzata da Hubbard Corporation e Condor Holdings per vendere le stesse azioni Premafin. Nel nuovo esposto consegnato al pm Orsi giovedì scorso, la Consob sospetta che Bolloré abbia manipolato il mercato tra il 22 settembre e il 22 ottobre 2010, cioé appena qualche giorno dopo gli acquisti dai trust di Ligresti.

Il trading sospetto sui titoli
Il caso Premafin, documentato in un'accurata indagine della Consob, è un caso illuminante di come si potrebbe manipolare un titolo di borsa. E soprattutto del perchè lo si fa. Non c'era di fatto un mercato, il flottante era ridotto al lumicino e gli scambi come si è visto erano di fatto riconducibili alla stessa mano, quella degli uomini di fiducia dei Ligresti.
In tutte le sedute (217 su 223 giornate) nell'arco di quasi un anno c'erano in acquisto i trust esteri della famiglia per quantità pari al 22% del totale delle azioni Premafin. Acquisti fatti per lo più nelle aste di chiusura per quantità e prezzi tali da far salire artificialmente il titolo e dare un valore segnaletico all'indomani alla riapertura dei mercati.

Ma per rendere meno manifesta l'alterazione c'erano anche i venditori (sempre trust esteri riconducibili ai Ligresti) che con frequenza minore vendevano titoli Premafin non in asta di chiusura ma in negoziazione continua così da evitare impatti troppo negativi sul prezzo. Una mossa raffinata che ha prodotto per lungo tempo un'anomalia pressochè unica sul mercato.

Premafin era l'unica holding italiana quotata il cui valore di borsa era ben più alto (anche di due volte) del valore dell'attivo netto. Un'anomalia evidente che tutti vedevano dai grafici di borsa e che non aveva nulla a che fare con la bontà di Premafin su Fonsai. Al contrario la manipolazione, secondo la Consob, serviva a tenere artificiosamente alto il prezzo delle Premafin per una sola ragione: occultare il disastro che incombeva. Già nell'estate del 2010 tutte le azioni di Premafin detenute da Imco e Sinergia, le due società personali dei Ligresti erano in pegno alle banche a garanzia dei ricchi finanziamenti. Se il prezzo di Premafin scendeva come sarebbe stato naturale, i Ligresti avrebbero dovuto rimborsare le banche creditrici (non avevano però i soldi per farlo) o dare nuove azioni in pegno (che non c'erano più).

Inoltre i Ligresti avrebbero dovuto svalutare nel bilancio le azioni Premafin che già nel 2009 avevano importanti minusvalenze potenziali. Insomma, i Ligresti erano al palo già a cavallo del 2009-2010 e l'ipotesi su cui stanno lavorando la Consob e la procura di Milano è che usassero ogni trucco (in particolare la manipolazione al rialzo di Premafin) per sopravvivere.
Nessuno però, Mediobanca in testa, sembrava accorgersene. Eppure quel divario nelle quotazioni di FonSai e Premafin era lì a dimostrare che qualcosa di anomalo stava accadendo e da questo punto di vista è stato profetico il pm di Milano Luigi Orsi, quando dichiarò che «Imco e Sinergia erano insolventi già nel 2010 ma dai bilanci non si vedeva». Doveva davvero entrare in campo la procura per scoperchiare il vaso di Pandora?

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