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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2012 alle ore 14:48.

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Schwazer è un atleta dopato, siamo proprio sicuri che la medaglia di Pechino sia pulita? La domanda è rimbalzata più volte nei giorni scorsi. Quasi a prendere le distanze da un campione che oggi non lo è più e forse, dicono i maligni, non lo è mai stato. "Vi posso assicurare che non ho mai fatto uso di doping in vita mia prima di qualche settimana fa. Anzi, spero che il Cio faccia davvero i controlli sui campioni del 2008. E che rivedano pure tutte le altre analisi. E' giusto e mi auguro venga fatto il prima possibile. Io non posso fare altro che ammettere di avere sbagliato. Di più, non posso fare. A Pechino ho vinto con un valore di emoglobina bassissimo, ero quasi anemico. Sfido chiunque a dire il contrario".
La squalifica del Cio sarà durissima, dai 2 ai 4 anni di stop. Ma Schwazer non vuole più sentir parlare di allenamenti e di carriera sportiva, ora spera di iniziare una nuova vita. "E' da anni che voglio smettere. Andavo avanti con la forza della disperazione. Mi allenavo 36 ore alla settimana per fare una cosa che non mi dava soddisfazioni, anzi, mi faceva male. Vincevo per il talento, non perché avevo la passione per quello che stavo facendo. Ora desidero che tutto si fermi. Voglio fare una vita normale. Trovarmi un lavoro qualunque e stare vicino alla mia famiglia. Voglio essere un esempio per i più giovani. Devono capire che la vita è tutt'altro. Che non devono concentrare tutta la loro attenzione sul risultato, perché altrimenti rischiano di sbagliare, come ho fatto io. In Italia si sta bene, non abbiamo bisogno di vincere a tutti i costi perché altrimenti non mangi, come accade in altri Paesi. Lo dico con il cuore. Non ha senso mettere in gioco tutto per una gara. La vita vera è un'altra cosa". Titoli di coda. Finisce così la carriera di un grandissimo atleta che voleva tutto e ha perso tutto. Per una gara.

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