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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2012 alle ore 10:40.

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La difesa delle Pussy Riot
Le imputate rifiutano l'accusa rivendicando una "azione politica", ma si sono scusate in aula per l'offesa arrecata ai credenti. Due delle nove vittime le hanno perdonate. La difesa vuole invece la piena assoluzione e ha promesso di presentare ricorso contro qualsiasi condanna. Una nazione non sta con il fiato sospeso ma è pronta a leggere politicamente quello i giudici avranno da dire. Questo, almeno è certo

Le proteste delle Femen
Fuori dall'aula e nel mondo è stato un circo. Il provocatorio gruppo femminista ucraino Femen ha inscenato oggi nel centro di Kiev una manifestazione in sostegno del gruppo punk russo. Le attiviste, che di solito scendono in campo in topless hanno abbattuto una croce monumentale sul Maidan dell'indipendenza con una motosega. Le Femen chiedono alla chiesa di fermare il loro sostegno alla dittatura e di sostenere lo sviluppo della democrazia e della libertà delle donne".

Le statue incappucciate
A Mosca invece alcune statue sono state incappucciate con "balaclava" - i cappucci spesso usati dai corpi speciali - colorati alla maniera di quelli indossati dalle Pussy Riot. Tra i monumenti incappucciati ci sono le statue dei poeti Alexander Pushkin e Abai Qunanbaiuli, quella dello scienziato Mikhail Lemonosov e quelle di eroi della seconda guerra mondiale.

Il successo mediatico
Comunque vada a finire avranno vinto loro. Già prima del verdetto le Pussy Riot hanno festeggiato e ad alzare le braccia al cielo è stata come al solito Nadia Tolokonnikova, 22 anni, considerata mente e "sex symbol" del gruppo punk : «Qualunque sia il verdetto noi e voi stiamo vincendo – ha scritto in un lettera dal carcere (la sesta da lei firmata e diffusa dagli avvocati da quando è in detenzione preventiva) - Perché abbiamo imparato ad essere arrabbiati e a dirlo politicamente».

Paradossalmente per loro è un sogno che si avvera. Un successo mediatico senza precedenti e una lotta politica contro Valdimir Putin, l'uomo più potente della Russia. La protesta delle tre giovani punk è politica: la Russia, lamentano, soffre di un "male politico"; la minaccia è «la distruzione della libertà e delle forze di emancipazione del paese». Nei proclami di cantanti c'è un po' di tutto, mischiato però ad arte: femminisimo, slogan degli anni Settanta (il privato è politico), istanze ambientaliste anni Novanta, attivismo e protesta contro il potere costituito. Ma soprattutto c'è la consapevolezza di aver sfondato, almeno mediaticamente. «Il nostro caso ha dimostrato come i problemi particolari di tre persone accusate di condotta disordinata, possano dare vita ad un movimento politico». Almeno su questo hanno avuto ragione. Ma per loro da domani si apriranno le porte del carcere.

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