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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 10:45.

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Mitt Romney chiude la convention a Tampa: Obama è ora di andare a casa (Reuters)Mitt Romney chiude la convention a Tampa: Obama è ora di andare a casa (Reuters)

Il risultato finale e' stato efficace: Romney ha cercato di sovrapporre il messaggio politico a quello legato alla sua persona: se il centro dei valori americani poggia sul capitalismo e sul libero mercato, lui sara' il Presidente che meglio di chiunque altro rappresenta questi valori. Certamente di gran lunga meglio di Barack Obama:"Perche' ho guidato un'impresa, ho creato posti di lavoro ho capito come funziona il mondo...Il nostro Presdiente vuole salvare gli oceani e sanare il mondo, io voglio aiutare le famiglie americane" ha detto.

E" stato partendo da questo presupposto, da questa identificazione di se stesso con i valori tipicamente e forse unicamente americani che FRomney ha recitato il suo "Credo Americano": "Crediamo nell'America nonostante le difficolta'. Crediamo nell'America anche se milioni di persone sono preoccupate per il loro lavoro per le loro famiglie, per il loro futuro. Crediamo nell'America nonostante le politiche fallimentari di Barack Obama ci abbiano messo in ginocchio e nella peggiore condizione economica dalla grande depressione. Crediamo nell'America che puo' migliorare perche' il declino non e' il nostro destino" recitava Romney in varie parti del suo discorso.

La virata di Romney dunque, a partire da ieri sera e' una virata verso il centro. Verso un centro secondo lui tipicamente americano, un centro ridefinito da Ronald Reagan ma sposato da un presidente democratico come Bill Clinton e dimenticato da Barack Obama che ha invece virato a sinistra con mille formule di interventismo ora sociale, ora assistenziale ora economico con proposte di nuove regole, nuovi controlli, nuovi programmi sociali e nuove tasse.

C'e' da dire che l'America e' in effetti fondata su un "core value" che riflette il messaggio di Romney per l'individualismo, il libero mercato, la concorrenza. E c'e' da osservare che molti americani sono delusi dai quattri anni di Barack Obama. Ma per Romney ci sono ancora molti ostacoli da superare. Il piu' difficile, quello della composizione dell'elettorato. Due stati importanti, il Michigan – grazie al pacchetto di aiuti per il settore auto – e l'Ohio - che continua a guardare con sospetto Romney -, restano oggi marginalmente a vantaggio di Obama. Ron Brownstein, uno dei piu' autorevoli pollsters americani, ci ha ricordato ieri mattina in un incontro alla Chophouse di Ybor City che la componente demografica e' contro Romney. E la statistica parla chiaro: Obama dovrebbe ottenere l'80% del voto delle minoranze ma solo il 40% del voto bianco mentre Romey punta al 61% del voto bianco che conta per il 74% del voto nazionale.

Alla fine, dopo le mille analisi, le trovate di immagine, gli spot televisivi, i discorsi alle convenzioni, Mitt Romney dovra' fare il possibile per migliorare la sua posizione nei confronti del voto delle minoranze e per garantirsi che il voto bianco – e soprattutto quello delle donne single che lavorano, favorevoli a Obama – si sposti anche solo marginalmente a suo vantaggio. Da oggi la partita per la Casa Bianca 2012 si sposta verso il centro. Ora toccherà' a Barack Obama e ai democratici: faranno anche loro di tutto per occuparlo questo centro politico rivendicato dai due estremi. Lo faranno, partendo da sinistra e cavalcando i tradizionali valori di solidarieta' e tolleranza che hanno fatto anche loro la storia di questo paese. Una corsa che resta apertissima e stretta come ci dicono i piu' recenti sodnaggi: per Romney c'e' oggi il 47% delle preferenze, per Obama il 46%, differenze, sempre per la statistica, irrilevanti.

Macaplà, il blog di Mario Platero

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