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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2012 alle ore 08:19.

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Per capire la profondità di questa deroga nella difesa costituzionale del bilancio federale, bisogna ricordare la legge d'emergenza del 1933 con cui Adolph Hitler depotenziò il Reichstag, solo due mesi dopo esser diventato cancelliere, proprio sottraendo al Parlamento il controllo del bilancio.
Pur di fronte a un tale fantasma, la decisione di Karlsruhe vede sufficienti garanzie che il bilancio del Parlamento tedesco non sia gravato da esborsi incalcolabili o dipendenti da volontà esterne, nel fatto che esistono Trattati europei che obbligano i Paesi alla stabilità finanziaria in un contesto e in un sistema di istituzioni che non prevede più la piena indipendenza del bilancio nazionale da quelli degli altri Paesi dell'euro.
Se questa è la realtà dei fatti, alla politica non resta che adeguarsi.
Il Bundestag per esempio si è assicurato la disponibilità di un preciso diritto di veto in qualsiasi attività dell'Esm. Già lo statuto dell'Esm prevede l'unanimità in tutte le maggiori decisioni e riconosce un diritto di veto a Germania, Francia e Italia nelle decisioni di emergenza. Ma la legge con cui il Bundestag ha approvato l'Esm con maggioranza dei due terzi prevede anche una dettagliato sistema di coinvolgimento del Bundestag a seconda delle decisioni da prendere.

In pratica – e la Corte lo ha confermato ieri – il ministro delle Finanze tedesco, a differenza degli altri, non potrà prendere decisioni a Bruxelles sul fondo salva-Stati se non dopo aver ricevuto il via libera del Parlamento tedesco.
Che il Bundestag diventi di fatto un'istituzione di rango europeo – oltre a tutto disponendo di un veto sulle decisioni di Bruxelles – può essere accettabile solo se si traduce in uno stimolo per il rapido sviluppo di nuove istituzioni federali.
Ma il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nell'approvazione delle politiche europee – finora lasciate per rapidità e complessità nelle mani dei governi – potrebbe trasformare anche le politiche nazionali.
Per governi che vogliono assicurarsi efficacia nella condotta dei negoziati europei, dimostratisi di importanza esistenziale in questi anni, potrebbe diventare indispensabile poggiare su maggioranze parlamentari più ampie di quelle tradizionali nel passato.
Solo così i governi e i loro leader potranno avere la certezza del sostegno in casa propria e la necessaria forza per far valere la propria politica a Bruxelles.

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