Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 13:54.
L'ultima modifica è del 30 settembre 2012 alle ore 16:56.

My24

La democrazia rappresentativa in questo Paese ha fatto sì che già negli anni della Prima Repubblica il sistema dei partiti si sia identificato con le istituzioni, in tutte le varie forme di amministrazione diretta o indiretta del bene pubblico, dagli organismi decentrati ai vertici delle società pubbliche, alle Autorità indipendenti, dove il sistema del conflitto di interessi dei vari gruppi di potere ha prevalso sulla rappresentanza politica. Nella cronaca attuale, ciò giustifica le profonde resistenze alla riforma della legge elettorale, sperando che comunque lo status quo continui, con elezioni o senza elezioni, purché ai privilegiati con cariche pubbliche sia garantita la conservazione della carica.
È dunque in primo luogo la riforma elettorale il vero strumento per combattere le oligarchie, la corruzione, la lottizzazione, l'illegalità criminale e non e lo svuotamento del processo democratico elettorale. Se non vogliamo che anche la nostra Repubblica vada perduta e che il sogno di una giustizia sociale, la quale risolva le sempre più drammatiche ineguaglianze che ragioni non solo economiche hanno creato, dobbiamo sollecitare il governo tecnico, frutto di uno stato di eccezione, affinché provveda con priorità assoluta alla riforma della legge elettorale, che porti alla diminuzione della corruzione e dei costi della politica e delle vaste illegalità malavitose.

Questo può ora farlo, anche adottando gli strumenti già usati per meno fondamentali provvedimenti. E proprio per la sua eccezionalità non elettiva il governo tecnico - doverosamente a tempo - si trova ora nella felice posizione di essere su questo punto completamente scevro da qualsivoglia conflitto di interessi. Lo stato d'eccezione si giustifica ora con un'immediata riforma elettorale, per far sì che i partiti, come vuole l'art. 49 della Costituzione, finalmente concorrano «con metodo democratico a determinare la politica nazionale del Paese». Il Paese potrà così non essere più gestito da opache oligarchie che si autocandidano o si cooptano, ridando ai cittadini il sogno di una cosciente democrazia deliberativa. Di conseguenza anche i partiti non avranno più l'inconfessabile scusa per non predisporre i loro programmi di governo.
Vale la pena di ricordare l'illuminante brano di Plutarco nella "Vita di Alcibiade" dove racconta di una tentata visita di Alcibiade a Pericle, che non poté riceverlo perché troppo occupato a pensare quali trasparenti spiegazioni dare delle sue decisioni politiche al popolo. Dice allora Plutarco che Alcibiade andandosene insoddisfatto dichiarò: «Non sarebbe meglio se considerasse come evitare del tutto di dar conto al popolo di quello che fa?».

La dichiarazione di Alcibiade non è più tollerabile da nessuna istituzione politica, presente o futura. Meglio di chiunque avrebbe aggiunto nei suoi versi immortali Eugenio Montale: «Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo».

Shopping24

Dai nostri archivi