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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 06:40.

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Uno dei mali che affligge di più gli iraniani è l'emorragia di posti di lavoro. Alcuni membri dell'opposizione ritengono che, solo nell'ultimo anno, siano andati in fumo 500-800mila posti. Una crisi che ha colpito soprattutto il settore manifatturiero. Solo nel 2° trimestre dell'anno iraniano la produzione di auto e di componenti ha accusato un calo del 36 per cento. Con 1,6 milioni di veicoli, nel 2011 l'Iran era il 13° produttore mondiale di automobili.
E che dire dell'inflazione? I dati ufficiali parlano del 24%, ma quelli più credibili indicano valori ben più alti. «Importare beni dall'estero è sempre più caro, spesso proibitivo per molti iraniani», aggiunge Javendafar. Il regime rassicura: con un suo nuovo organismo agirà presto sui cambi, rafforzando il Rial. E grazie alle sue riserve in valuta straniera garantirà le importazioni. In verità la Banca centrale può fare ben poco. Mentre le riserve monetarie, stimate fine 2011 dal Fondo Monetario internazionale a 106 miliardi di dollari, pari a 13 mesi di import, sarebbero già scese a 60 miliardi.
Con uno scenario del genere quale mercato azionario non affonderebbe? Non il Teheran Stock exchange. Nel giorno in cui (venerdì scorso) il premier israeliano Benjamin Netanyahu, davanti all'Onu fissava l'invalicabile linea rossa contro Teheran, il Tepix, l'indice benchmark del Tse, ha paradossalmente toccato il suo record storico, 28.132 punti (sabato è salito a 29.200). Da quando sono scattate le sanzioni europee, il Tse ha guadagnato il 20%. E il 150% negli ultimi tre anni. (nel 2010 è stato è stato classificato miglior indice in Europa, Africa e Medio Oriente). La capitalizzazione è salita a 105 miliardi di dollari (nel 2006 era 43 miliardi). Ma per diversi analisti si tratta di una bolla, destinata ad esplodere. «I vertici dei Guardiani della rivoluzione (una costola del regime. Ndr) - conclude Javendafar - hanno acquistato massicce partecipazioni in compagnie statali privatizzate. Mantengono i prezzi alti, spesso grazie a grandi prestiti dal settore pubblico. Un meccanismo artificiale con il benestare del regime, che vuole tenerseli buoni».
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Vola solo il mercato azionario
146%
La svalutazione da inizio anno
Sul mercato aperto la valuta locale ha ceduto ieri il 17% nei confronti del dollaro. Oggi ce ne vogliono 32.500, a fine 2011 solo 13mila.
20%
di senza lavoro
Secondo le stime più credibili (quelle ufficiali parlano 12,5%) il tasso di disoccupazione continua a salire. Nell'ultimo anno sarebbero stati bruciati 500-800mila posti di lavoro
50
miliardi di dollari
È la perdita annua stimata dell'export iraniano di petrolio a causa delle sanzioni. Con 2,2 milioni di barili al giorno, nel 2011 l'Iran era il 3° esportatore mondiale, oggi vende solo un milione di barili.
+24%
L'inflazione ufficiale
Quella reale, secondo il portavoce del parlamento uraniano è già arrivata al 29% e salirà rapidamente nei prossimi mesi.

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