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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2012 alle ore 08:58.

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Antonio Vitorino, ex Commissario Ue agli Affari interni, oggi Presidente del think tank europeo Notre Europe (Fotogramma)Antonio Vitorino, ex Commissario Ue agli Affari interni, oggi Presidente del think tank europeo Notre Europe (Fotogramma)

Non è invece certo che gli Stati membri sottoscrivano pienamente gli elementi del progetto di Unione bancaria, che hanno un carattere eccezionale. Non penso solo ai Paesi in difficoltà, ma anche a Germania o Austria, che non hanno molta voglia di assistere a un controllo della Bce sulle loro banche. In seguito ai recenti interventi dell'Eurotower gli spread dei Paesi in difficoltà hanno iniziato a scendere: questo potrebbe ridurre la spinta a completare l'Unione bancaria.
Mi pare poi che gli altri due aspetti dell'Unione bancaria - la garanzia unica sui depositi e il fondo europeo di risoluzione delle crisi - restino per ora di competenza nazionale. La Commissione Ue si è detta intenzionata ad affrontare questi temi, senza per il momento presentare proposte decisive. E' dunque importante che nel breve termine vengano rispettati i grandi principi adottati dal vertice di fine giugno, per mettere in campo in modo graduale un'Unione bancaria, che dovrà diventare realtà nel medio termine.

Il secondo pilastro del rapporto van Rompuy riguarda l'Unione di bilancio. A suo parere servono un bilancio per la Zona Euro e un ministro delle Finanze per i Diciassette?
Ha ragione nel sottolineare che l'Unione di bilancio non deve limitarsi a un rafforzamento del controllo esercitato nel quadro del Patto di Stabilità riformato e del Patto di bilancio: deve anche basarsi su meccanismi di intervento finanziario. La Zona Euro oggi può appoggiarsi sull'Efsf e sull'Esm, ma bisogna andare più lontano, come proposto ad esempio dal "gruppo Padoa Schioppa", dotando l'Eurozona di un «Fondo di stabilizzazione congiunturale» che dovrebbe essere alimentato da tutti i Paesi: consentirebbe di sostenerli in caso di evoluzione negativa della loro crescita potenziale o dei tassi di disoccupazione senza aspettare che si trovino in una situazione di crisi acuta che renderebbe invece necessario l'intervento dell'Esm. Il dibattito previsto a novembre sul "Quadro finanziario pluriennale" dopo il 2013 offre una buona occasione per approfondire il dibattito su questo tema e creare un bilancio specifico per la Zona Euro, focalizzato sulle spese per la stabilità del sistema, accanto a quello della Ue.
Dal punto di vista istituzionale abbiamo anche bisogno di un presidente permanente e a tempo pieno alla guida dellal'Eurogruppo per rappresentare meglio a livello operativo la governance della Zoan Euro. Come verrà chiamato non è poi così importante.

Gli eurobond potrebbero aiutare nella ricerca di una maggiore integrazione?
Mi sembra necessario avanzare verso un sistema di mutualizzazione dei debiti per una semplice ragione: se si ragiona a livello globale, la Zona Euro registra un tasso di indebitamento limitato e sostenibile rispetto a quello della Gran Bretagna, degli Usa o del Giappone. Una mutualizzazione, anche parziale, permetterebbe dunque di approfittare meglio di questa situazione, con benefici anche per il mercato europeo dei titoli di Stato. Bisogna però distinguere due piani.

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