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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2012 alle ore 10:50.
L'ultima modifica è del 19 ottobre 2012 alle ore 10:55.

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Silvio Berlusconi stringe la mano al procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini (Ansa)Silvio Berlusconi stringe la mano al procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini (Ansa)

Ma non solo. «Questo processo - è l'accusa di Berlusconi - è stato una mostruosa operazione di diffamazione per me e le mie amiche. Nessuna delle mie ospiti, per quanto a mia conoscenza, poteva essere qualificata come escort». Il leader del Pdl ha accusato i magistrati di aver rovinato la vita alle ragazza che partecipavano alle serate di Arcore e «io - ha raccontato Berlusconi - ho avuto la capacità economica di aiutarle da quando e' iniziata questa campagna diffamatoria».

Quanto a Ruby, Berlusconi ha negato di aver mai avuto rapporti intimi con la minorenne marocchina: «Non ho mai pagato in vita mia per fare sesso», ha specificato. Dunque, Berlusconi ha ricostruito i suoi rapporti con Ruby cercando di demolire un altro punto dell'accusa: quello della minore età della ragazza. «Tutti avevano l'assoluta convinzione che Ruby fosse maggiorenne - ha raccontato Berlusconi - sia perchè diceva di avere 24 anni, sia per il suo aspetto fisico, sia per il suo modo di fare». Ruby - è la versione di Berlusconi - gli raccontò di essere in difficoltà e senza una casa. Aggiunse che lavorava in un ristorante e che il proprietario la tormentava perchè voleva avere rapporti intimi con lei. Gli spiegò inoltre che aveva l'opportunità di diventare socia di un centro estetico e che per questo aveva bisogno di 57mila euro che gli avrebbe restituito con gli utili di questa attività. Berlusconi la inviò, così, al ragionier Spinelli, il cassiere che pagava le ragazze di via Olgettina. Il leader del Pdl ha poi negato di aver mai dato soldi a Ruby perchè tacesse qualcosa sui loro rapporti personali.

Berlusconi ha poi spiegato che Ruby gli raccontò di appartenere a una famiglia imparentata con l'ex presidente egiziano Mubarak. Tanto è vero che l'ex presidente del Consiglio parlò di lei a Mubarak in persona durante una cena con l'ex leader egiziano. Mubarak - sostiene Berlusconi - gli confermò che la madre di Ruby era una famosa cantante che faceva parte della sua famiglia.

Sembra una commedia degli equivoci, e potrebbe anche risultare divertente se non fosse che la scena, se si è svolta davvero, ha avuto come protagonisti i leader politici di due paesi come Italia ed Egitto.
E allora, cosa scatta nella testa di Berlusconi quando nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 viene avvisato che Ruby è trattenuta in questura a Milano? «Mi venne spontaneo pensare che questa situazione avrebbe potuto creare un incidente diplomatico» simile a quello accaduto qualche mese prima tra Libia e Svizzera quando il figlio di Gheddafi era stato arrestato nella Confederazione elvetica. «Mubarak certo non era Gheddafi - ha detto Berlusconi - ma era un autocrate e non avrebbe capito...».

Consigliato da Valentino Valentini e dal capo scorta, Berlusconi che è a Parigi a una cena dell'Ocse chiama dunque la questura di Milano. «La telefonata fu estremamente breve. Dissi che mi risultava che questa giovane potesse avere una parentela come Mubarak e dissi che sarebbe arrivata il consigliere regionale Nicole Minetti. Mi sembrò una scelta logoca e doverosa e non dissi alla Ostuni (la funzionaria di polizia di turno quella sera, ndr) di rilasciarla. La telefonata fu solo di natura cognitiva, per dare un'informazione per l'identificazione di Ruby. Non avevo affatto chiesto che la ragazza fosse affidata a Nicole Minetti». Dunque, ha concluso Berlusconi, non ci sono state pressioni sui funzionari di polizia. E dunque non c'è nessuna concussione. Le ultime parole sono però contro i magistrati della procura di Milano, colpevoli di accanirsi da vent'anni contro di lui. Per questo motivo Berlusconi ha deciso di non farsi interrogare da Ilda Boccassini. E infine quello slogan ormai logoro: «Il paese che amo». Dopo vent'anni scivola via senza più alcun effetto.

Il processo riprenderà venerdì prossimo 26 ottobre con 16 testimoni citati dalla difesa. Tra questi George Clooney, Elisabetta Canalis e Barbara D'Urso.


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