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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2012 alle ore 06:36.

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L'accordo tra Corallo
e i suoi sponsor politici
Ma gli uomini di An non sono disposti a rimanere a bocca asciutta. «Una volta trovato il modo di far funzionare il giocattolino, a Corallo non fu consentito di godere dei suoi frutti esautorando gli ideatori e sponsor politici del progetto», aggiunge il secondo testimone. «Gli uomini legati ad An chiesero delle garanzie. Emerse così il nome di Amedeo Laboccetta, storico esponente della destra campana amico sia di Corallo che del capo di An Gianfranco Fini. E a lui venne affidata la procura generale di Atlantis».
È in quel periodo che nel circuito entrano anche i fratelli Tulliani. In particolare Giancarlo, che comincia a frequentare gli uffici dell'azienda di Corallo.
Un'altra linea di contatto tra il mondo finiano e Atlantis/Bplus si apre attraverso Francesco Proietti, detto Checchino, storico braccio destro e assistente di Fini. Facciamo riferimento alla vicenda della Keis, società di comunicazione e spettacolo di cui erano soci la figlia e il nipote di Proietti. Come ha rivelato il settimanale Panorama, tra il 2006 e il 2010 Keis ricevette versamenti per centinaia di migliaia di euro dalla società di Corallo. Insomma, Corallo era divenuto ottimo amico e sponsor dell'area finiana.
Tutto continua a filare liscio, d'amore e d'accordo, anche dopo che a Laboccetta viene dato un riconoscimento parlamentare (nell'aprile 2008 viene eletto alla Camera). Non essendo elegante che un parlamentare abbia la procura generale di un'azienda del gioco regolata dallo Stato, il suo posto in Atlantis/BPlus viene dato a un altro catanese, Alessandro La Monica.
È in questo periodo che si inserisce la questione dell'appartamento di Montecarlo, quando il buon Walfenzao mette in piedi Printemps e Timara, le due società di copertura alle quali An vende la casa (poi affittata a Giancarlo Tulliani).
Uno dei sospetti venuti agli inquirenti milanesi è che Atlantis/BPlus abbia in qualche modo indirettamente finanziato quell'acquisto. E non solo: anche la ristrutturazione di quei 55 metri quadrati in Boulevard Princesse Charlotte 14 si ha il sentore che sia stata in qualche modo pagata anche con denaro gestito da La Monica.
Ma la rottura tra Fini e Berlusconi, nella primavera del 2010, segna la fine della festa. Perché Laboccetta, che a quel punto era il referente di Corallo in Parlamento, decide di rimanere nel Pdl, schierandosi a fianco del Primo ministro. È proprio nell'estate di quell'anno, che Il Giornale e Valter Lavitola fanno scoppiare lo scandalo dell'appartamento di Montecarlo rendendo pubbliche le carte di James Walfenzao, il più stretto collaboratore di Corallo. À la guerre comme à la guerre.
Il presidente Fini nega strenuamente, respingendo quella che definisce «un'ossessiva campagna per farmi dimettere». E con convinzione dichiara: «Se Tulliani è proprietario della casa, mi dimetto».
La cosa esce dalla memoria collettiva senza alcun seguito. Fino al novembre scorso, quando agenti del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano entrano in casa di Corallo a Roma e tentano di sequestrare il portatile che trovano. Corallo resiste, chiama il suo fido Laboccetta, il quale invoca l'immunità parlamentare per il computer, che dichiara proprio sottraendolo alla Finanza. In seguito al parere favorevole della Giunta per le autorizzazioni della Camera, Laboccetta è poi costretto a consegnare il pc alla Guardia di Finanza. Il portatile risulta essere stato sottoposto a cancellazione da ben due appositi programmi, Cleaner e Eraser. Ma l'ingegnoso perito dei pm riesce comunque ad appurare che fino a pochi giorni prima il nome dell'hard disk era "pc Francesco". Nome di battesimo di Corallo.
È da quel computer che sono emerse le carte che adesso tornano a mettere in difficoltà Gianfranco Fini.
cgatti@ilsole24ore.usI protagonistiGianfranco FiniPresidente della Camera dei deputati Compravendita sotto tiro
L'acquisto della casa di Montecarlo, venduta da An a due società di copertura a un prezzo di favore, finisce nel mirino degli inquirenti che cercano di capire da chi arriva il denaro utilizzato per il pagamento. La polemica si abbatte su Gianfranco Fini anche per il ruolo avuto dal cognato Giancarlo Tulliani, e da uomini riconducibili al mondo finiano. Fini respinge ogni accusaGiancarlo TullianiFratello della moglie di Fini L'acquisto e l'affitto
Giancarlo Tulliani è il fratello di Elisabetta, moglie del presidente della Camera Gianfranco Fini. Attorno a lui, e ai suoi rapporti con Francesco Corallo e James Walfenzao di Atlantis World Gioco legale, ruota l'intera vicenda della compravendita dell'appartamento di Montecarlo da parte di An. Nell'operazione sarebbero coinvolte società di coperturaFrancesco CoralloTitolare di fatto di Atlantis World Videogiochi pericolosi
Francesco Corallo (nella foto diffusa dall'Interpol), figlio di Gaetano, ritenuto dagli inquirenti milanesi «in passato in affari con il clan catanese dei Santapaola», è proprietario di fatto di Atlantis World Giocolegale, diventata BPlus. Sulle sue attività ha indagato il Nucleo di polizia tributaria di Milano. Nel mirino tutto l'intreccio politico-affaristico-finanziario

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