Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 08:01.

My24

Fenomenologia di Silvio
Il ventennio berlusconiano che stanotte si è concluso lascia dietro sé una quantità sterminata di immagini simbolo, di rimandi memorabili, di frasi a effetto, di leggendarie scenette d'avanspettacolo che a voler rievocare il tutto bisognerebbe pubblicare un'enciclopedia a puntate. Forse, un giorno qualcuno la farà. Ma anche no. «Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione» scrisse Ennio Flaiano nel 1976. La discesa in campo del Cav. Berlusconi è andata oltre. E' stata la "Società dello spettacolo" al potere, personificata dal tycoon più ardito di sempre e dal suo stuolo di vallette e cortigiani. La discesa in campo di Silvio segna lo spartiacque tra due millenni. L'espressione "scendere in campo", tra l'altro, risale alle contese cavalleresche e in particolare alla Disfida di Barletta; nella cultura popolare, però, come ricorda Roberto Benigni nei suoi monologhi, era utilizzata in Toscana nel dopoguerra come metafora per «andare al bagno», in quelle case di campagna che non erano provviste di toilette.

Così Silvio, narratore di miracoli ineguagliabile, piombò nell'agone politico e, liberatosi d'ogni inibizione, ne mutò per sempre forma e sostanza. «Presto la società italiana sarebbe entrata dentro quello strano specchio, tutta intera come Alice e, come lei, sarebbe partita per il viaggio più spaventoso della propria Storia» scrisse Enrico Brizzi nel 2010.

Lui, Silvio, che è maestro di tecniche televisive, se la prende, intanto, contro i video che ripropongono fedelmente su internet le sue gesta maldestre. E minaccia, lui che è proprietario di televisioni e giornali, di lanciare campagne di boicottaggio contro la stampa, colpevole di non riproporre la realtà come egli vorrebbe. The show must go on, in ogni caso.

Relazioni internazionali
A Barack Obama gli fece i complimenti, dopo la storica elezione, perché era «giovane, bello e abbronzato»; al cospetto di Elisabetta II si mise a urlare, sguaiato, durante una foto di rito; ad Angela Merkel la fece aspettare mezz'ora mentre diceva chiacchiere al telefono; Wladimir Putin quasi lo fulminò quando lui si mise a mimare una mitragliata contro una giornalista troppo curiosa. La ribalta internazionale ci ha regalato un Berlusconi assai pimpante, sempre sopra le righe, divertente e divertito. A suo agio tra i potenti della terra, ben conscio di fare gli interessi dell'Italia ma soprattutto i suoi.

Gli amici di Silvio si chiamano Mugabe, Lukashenko, Nazerbayev, Gheddafi, Putin, Bush figlio. Una volta, nel corso di un vertice bilaterale con Gurbanguly Berdymukhamedov, presidente del Turkmenistan (uno dei capi di stato più scenografici e retorici del pianeta, eletto e rieletto col 90% dei suffragi) Berlusconi offre uno scambio di cooperazione decisamente interessante; riferendosi alla vice-ministra Maysa Yazmuhammedova, un donna mora e piacente, propone: «Caro presidente, firmiamo anche un altro scambio. Io le do Sandro Bondi e lei mi da la vostra ministra». Traduttori in panne. Panico totale. Silvio sapeva come rendere speciale ogni vertice internazionale. Unico esponente del G8 a non aver potuto incontrare Obama, incapace di acquisire credibilità tra i propri pari, ha adottato la tecnica della rottura del protocollo, per poter vendere almeno qualche scampolo di visibilità sul fronte interno, che è poi l'unico che gli interessasse veramente.

Shopping24

Dai nostri archivi