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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2012 alle ore 09:04.

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Da Gaetano Quagliariello a Isabella Bertolini, da Guido Crosetto a Osvaldo Napoli, le voci vanno tutte nella stessa direzione: salvare il soldato Monti.(Anche Silvio Berlusconi entra prepotentemente in campagna elettorale. Dopo mesi di titubanze non possono che essere lette così le posizioni assunte dal Cavaliere all'indomani della condanna inflittagli dal Tribunale di Milano nella vicenda dei diritti televisivi. Anzi, non è da escludere che la veemente reazione alla decisione dei giudici milanesi - al di là della apparente estemporanea indignazione - fosse una cosa già pronta e studiata, da tirare fuori nel caso di sentenza sfavorevole. Gli attacchi alla magistratura e al governo Monti (fino a minacciare il ritiro della fiducia), le accuse a Germania e Francia (e quindi all'Ue nel suo insieme) riportano Berlusconi al centro della scena politica, in un momento in cui i sondaggi nei suoi confronti e nei confronti del suo partito, il Pdl, non sono certo favorevoli.

Un attacco, quello dell'ex premier, che costringe gli avversari a dover forse cambiare le strategie elettorali ma che probabilmente rappresenta anche un modo per riprendere in mano il partito (sempre più in balia di correnti e personalismi) o quanto meno provocare una sorta di conta per capire definitivamente che è con lui e chi invece gli è contro.

Oggi si conosceranno i risultati delle elezioni regionali in Sicilia (che registrano un forte calo dell'affluenza) e l'atteggiamento assunto in queste ore da Berlusconi potrebbe essere anche quello di chi - consapevole di una sconfitta - si prepara ad intervenire nella gestione del partito mettendo all'indice il segretario Angelino Alfano e tutti coloro che, da un lato, appoggiano il governo guidato da Mario Monti e dall'altro lavorano per intese elettorali con i moderati di Pier Ferdinando Casini.

In effetti l'uscita di Berlusconi non può essere certo definita quella di un moderato ma di chi ritiene - con una scelta evidentemente operata a tavolino - che per competere alle prossime elezioni sia necessario calcare la mano sul tasso di populismo e di demagogia del messaggio elettorale. Anche perché alcuni dei suoi possibili avversari (anche se Berlusconi continua a sostenere che non concorrerà alla poltrona di premier) come Beppe Grillo o Matteo Renzi sono, a vario titolo, considerati per la qualità del loro messaggio demagoghi, populisti. Ecco allora gli attacchi sulla giustizia e sul fisco. Due temi non casuali, riproposti dal Cavaliere in ogni occasione elettorale. Quello delle tasse in particolare è da sempre l'argomento sul quale Berlusconi costruisce le sue campagne elettorali, chiuse sempre con la promessa agli italiani di far pagare loro meno tasse.

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