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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2012 alle ore 09:04.

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E oggi invita nuovamente alla lotta alla pressione fiscale, contro quella che chiama l'«estorsione fiscale». È evidente, al di là degli slogan, che l'obiettivo dell'ex premier è la legge di stabilità. Il messaggio mandato sabato a Monti («Nei prossimi giorni esamineremo la situazione e decideremo se sia meglio togliere immediatamente la fiducia a questo governo o conservarla dato l'arrivo delle elezioni») lascia intendere come la sorte dell'esecutivo dipenda dal cambiamento della legge nella parte delle tasse, a partire da modifiche ad alcune norme fiscali adottate per arrivare allo stop di comportamenti, ritenuti anomali, assunti in questo campo dall'Amministrazione. Una posizione che non piace al ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, il quale riconosce che «la campagna elettorale fa entrare tutti in fibrillazione e che i toni si paradossalizzano. È come un grande talk show, però bisogna essere responsabili ed evitare che la credibilità guadagnata dal nostro Paese e da Monti venga messa in discussione. Liquefare la legge di stabilità - sostiene il ministro - sarebbe un danno che pagherebbe il Paese e chi governerà domani».

La posizione assunta da Berlusconi potrebbe avere conseguenze anche su di un altro fronte, quello della nuova legge elettorale. Un campo nel quale le difficoltà che hanno le forze politiche a trovare un punto di sintesi sono sotto gli occhi di tutti. Difficoltà che potrebbero ingigantirsi fino ad arrivare ad un blocco vero e proprio del tentativo di approvare una nuovo sistema di voto, considerando che le liste bloccate e tante criticate della legge attualmente in vigore, il cosiddetto Porcellum, potrebbero servire al Cavaliere per ricompattare e riprendere il controllo del centrodestra.

Le parole dell'ex premier, soprattutto quelle rivolte al governo, non sembrano comunque per ora preoccupare Monti e i ministri. Anche perché sia nell'incontro della scorsa settimana a Palazzo Chigi sia nel comunicato in cui annunciava il suo mettersi da parte e lasciare che le primarie (mai amate) indicassero il candidato premier del centrodestra, Berlusconi aveva avuto parole di apprezzamento per l'operato della squadra dell'ex professore della Bocconi. Pare quindi evidente, come si diceva, che il messaggio lanciato dal Cavaliere con la conferenza stampa di sabato sia soprattutto rivolto all'interno dello schieramento di centrodestra.

Detto questo non sono mancati ieri commenti alle sue esternazioni. «Sono preoccupato di questa posizione di Berlusconi, perché di populismi ne abbiamo già un bel po'...», dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aggiungendo poi: «Berlusconi staccherà la spina a Monti? Prevedere quello che fa è sempre complicato».

Per Matteo Renzi «Berlusconi è più alternante dello spread, un giorno si candida, uno no». Pier Ferdinando Casini sostiene invece come le parole di Berlusconi possano paradossalmente favorire l'aggregazione delle forze moderate. «Berlusconi - afferma - ha devastato, in questi anni, l'unità dei moderati. Sabato ha dimostrato che su quella base si può creare un partito populista di destra che non ha nulla a che fare con il partito popolare europeo e con i moderati». Di fronte ad uno «stato di confusione generalizzato» Casini sostiene che «da questa vicenda i moderati possono uscire rafforzati». In ogni caso, aggiunge il leader dell'Udc, «oggi sappiamo qual è la rotta e non è questa. È certamente un'altra e io mi auguro che tanti moderati, anche nel Pdl, facciano sentire la loro voce. Il silenzio è già eloquente».

A favore di Berlusconi si esprime invece il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, che si augura, rispetto al possibile ritiro della fiducia a Monti, che «'lo faccia. Glielo abbiamo chiesto diverse volte e se lo facesse sarebbe una novità rilevante. Spero - aggiunge - che Berlusconi abbia la determinazione e la volontà di dare seguito alle critiche molto pesanti che ha detto».

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