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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2012 alle ore 20:27.

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Ricorsi
Sui ricorsi - ce n'è ad esempio uno pendente in Consulta, il 6 novembre prossimo, sollevato dalle Regioni in tema di sistema elettorale per le nuove Province - Patroni Griffi ha ribadito la volontà del governo di andare avanti «con il nostro timing perchè crediamo nella legittimità degli atti».

Le polemiche sul territorio
Il decreto legge del governo trova l'Unione delle Province d'Italia (Upi) decisamente critica: il presidente Giuseppe Castiglione critica le «forzature fatte su alcuni territori», disapprovando la decisione di voler cancellare le giunte dal prossimo gennaio. Polemico il suo vice Antonio Saitta, secondo il quale «la volontà di voler cancellare l'elezione da parte dei cittadini degli organi di governo delle Province risponde alla stessa impostazione autoritaria e a nessun altra logica».

L'approvazione del decreto legge di riordino delle Province provoca un fuoco di fila di accuse e polemiche dai territori, che giudicano il provvedimento, al di là delle inevitabili rivalità territoriali, con toni decisamente negativi.

Fa appello direttamente alle origini lombarde del premier Mario Monti il presidente della Provincia di Varese (annessa a Como e Lecco) Dario Galli: «Rileviamo con grande delusione che il varesino Mario Monti non riesce a cogliere l'assurdità di accorpare una provincia di quasi un milione di abitanti come la nostra di Varese, senza tenere minimamente conto delle sue peculiarità», dice l'amministratore del Carroccio.

Contro l'accorpamento di Prato, Pistoia e Firenze lancia i suoi strali Filippo Bernocchi, assessore del Comune di Prato e membro dell'ufficio di presidenza Anci. «Non ha alcun senso logico, istituzionale o economico - spiega - immaginare una Città metropolitana (Firenze) con un'estensione così ampia» e contro questo scenario sollecita il governo a «rivedere la propria posizione in Parlamento».

Originale, rimanendo in Toscana, la protesta del sindaco di Prato, Roberto Cenni, che ha concesso un'intervista presentandosi seduto, nella piazza del Comune, sul wc di un bagno di proprietà del Municipio per protestare contro la decisione di far rientrare Prato nella Città metropolitana di Firenze.

Al coro di proteste si accoda da Perugia (che insieme a Terni costituirà l'unica Provincia dell'Umbria) il presidente della Provincia e di Upi Umbria, Marco Vinicio Guasticchi, che parla di «solita politica dei "pannicelli caldi"», aggiungendo che «sulle Province si va giù con l'accetta e non si pensa al destino dei dipendenti e alle ripercussioni sulla vita dei cittadini in termini di servizi primari e situazioni alternative».
Al coro degli indignati si è aggiunto infine anche il governatore del Piemonte, il leghista Roberto Cota: «Che senso ha parlare di riordino dopo aver raso al suolo le Province? Metto in guardia i piccoli Comuni - ha avvertito - perché a breve sarà il loro turno».


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