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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 07:50.

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A Gaza sette palestinesi feriti nei raid della notte. Strage sfiorata a Beer Sheva (Neghev) (Afp)A Gaza sette palestinesi feriti nei raid della notte. Strage sfiorata a Beer Sheva (Neghev) (Afp)

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Strage sfiorata a Beer Sheva
Secondo le fonti il bilancio delle vittime palestinesi da mercoledì a oggi è di oltre 110 morti e 900 feriti. Sale a cinque, invece, il numero delle vittime israeliane, ma la cifra sarebbe potuta aumentare, dato che una strage è stata sfiorata stamane a Beer Sheva (Neghev) quando un razzo palestinese sparato da Gaza ha centrato un autobus. I passeggeri erano fuggiti dall' automezzo pochi istanti prima, al suono delle sirene di allarme. Il conduttore è rimasto ferito in modo leggero. Hamas ha sparato stamane su Beer Sheva 16 razzi, tre dei quali hanno colpito zone abitate. Anche la città di Ashqelon è sotto attacco.
Sono due gli israeliani uccisi oggi: un militare, colpito da un colpo di mortaio -esploso in un kibbutz nel sud di Israele - è morto dopo il ricovero in ospedale. La seconda vittima è un civile della comunità beduina. Lo ha riferito la televisione commerciale Canale 10. Cale così a cinque il numero degli israeliani uccisi dal fuoco palestinese in questa tornata di violenze

La Jihad islamica: «Le armi arrivano dall'Iran»
Il leader della Jihad islamica, Ramadan Abdallah Shellah, ha riconosciuto in un'intervista ad al Jazira, che i gruppi palestinesi della Striscia di Gaza hanno usato armi iraniane negli attacchi contro Israele.
«Le armi della resistenza oggi in Palestina, per fare fronte all'aggressione e all'arroganza israeliana, sono essenzialmente di origine iraniana - ha detto Shellah -. Sono armi iraniane o acquistate tramite un finanziamento iraniano».

Spari nell'ambasciata americana a Tel Aviv
Questa mattina, colpi di arma da fuoco sono stati esplosi nell'ambasciata americana a Tel Aviv. Una persona è rimasta ferita. Dalle ricostruzioni sembra che un uomo abbia assalito una guardia nella zona di ingresso dell'ambasciata, nella centrale via ha-Yarkon di Tel Aviv. L'identità dell'assalitore, che era armato di una scure, non è per ora nota. La guardia è stata ferita in modo leggero e la sicurezza avrebbe risposto con colpi d'arma da fuoco.

Morsi: l'aggressione contro Gaza cesserà entro oggi
Il presidente egiziano, Mohamed Morsi, citato dall'agenzia nazionale Mena, ha dichiarato che «l'aggressione» israeliana contro la Striscia di Gaza cesserà nel corso della giornata di oggi. «L'assurda aggressione israeliana cesserà oggi e gli sforzi per raggiungere un cessate-il-fuoco fra palestinesi e israeliani avranno dei risultati positivi nelle prossime ore», ha dichiarato il presidente egiziano.

Israele non commenta la dichiarazioni del presidente egiziano Morsi, secondo il quale «gli sforzi per arrivare a un tregua tra israeliani e palestinesi produrranno risultati positivi nelle prossime ore». «Non facciamo commenti su questo», ha dichiarato Mark Regev, portavoce del governo israeliano.

La Clinton arriva in Israele
Intanto, il Governo israeliano ha comunque «sospeso provvisoriamente» ogni pianificazione per un'offensiva terrestre sulla Striscia di Gaza, in modo da dare tempo alla mediazione egiziana in corso: lo hanno reso noto fonti dell'esecutivo dello Stato ebraico, citate dall'Afp. La decisione è stata adottata al termine di una riunione notturna del gabinetto di sicurezza israeliano, nel quale «si è discusso sia dello stato delle trattative diplomatiche che delle operazioni militari», hanno concluso le fonti.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in viaggio in Estremo Oriente, passa ore al telefono con i principali protagonisti della crisi di Gaza. Poi, convinto che la tregua sia vicina ma non ancora in pugno, ha inviato Hillary Clinton a Gerusalemme, a Ramallah e al Cairo. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton è attesa per stasera in Medio Oriente, come anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.

La Clinton, stando a quanto riferisce Haaretz, incontrerà domani il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Simon Peres, e i ministri della Difesa Ehud Barak e quello degli Esteri Avigdor Lieberman.

Terzi: stanno negoziando un cessate il fuoco in due tempi
«Speriamo che si arrivi al congelamento delle operazioni militari», ha commentato il ministro degli Esteri Giulio Terzi davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato. Secondo quanto riferito dal ministro, si starebbe negoziando «un cessate il fuoco in due tempi, con un'interruzione verificata delle operazioni militari». Nella sostanza, ha commentato Terzi, si tratterebbe di «un periodo di tempo di due o tre mesi nel quale si costruiscono i presupposti politici per la sostenibilità del cessate il fuoco». Un periodo, ha aggiunto il ministro, che dovrebbe servire anche «per capire chi sono i referenti, i paesi garanti», come eventualmente l'Egitto e la Turchia

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