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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2013 alle ore 07:42.

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Per evitare l'incertezza era consigliabile procedere a una correzione leggera del bilancio pubblico mentre l'economia rimane debole, ma contemporaneamente impegnarsi a una correzione strutturale del bilancio sul lungo termine. Negli Stati Uniti questo non è stato fatto per carenza di cultura politica del lungo termine in un ciclo mediatico ed elettorale forsennato. Ma in Europa questo scambio tra allentamento fiscale di breve termine e rigore di lungo termine, ancor più necessario che negli Usa, è ostacolato dalla sfiducia tra i 17 Paesi dell'area euro.

Le correzioni di bilancio in Europa si vogliono tutte e subito perché, mancando un sistema di democrazia comune, non c'è fiducia nelle politiche dei singoli Paesi in caso di loro cambi di governo. Per esempio, quando la credibilità dell'Italia era al minimo, nell'estate del 2011, la richiesta europea del pareggio di bilancio venne addirittura anticipata di un anno, al 2013 cioè entro la scadenza naturale della legislatura. Il risultato è che mentre negli Usa le previsioni di crescita vengono rialzate nonostante la modestia delle scelte politiche, l'area euro si infligge troppo rigore anche quando si trova in recessione, per l'assenza di fiducia e di una politica comune che offra garanzie sulle responsabilità di domani.
Questo problema di credibilità della politica futura è essenziale per l'Italia. Suggerire, come è frequente sentire nel dibattito politico italiano, che un nuovo governo a Roma potrebbe cambiare gli equilibri politici europei e rinegoziare gli accordi fiscali rendendoli meno stringenti, è comprensibile, ma rendendo incerti gli impegni del futuro aumenta la diffidenza dei nostri partner e impedisce un allentamento della stretta fiscale quando è più necessaria, cioè subito, oggi, durante l'attuale recessione, quando sarebbe utile per esempio rilanciare gli investimenti.

Nel vuoto provocato dall'incompiutezza politica europea, si usano stratagemmi sia a livello europeo sia nazionale per vincolare gli impegni di lungo termine. Quello europeo è di iscrivere nella costituzione dei Paesi europei gli impegni di bilancio. Si tratta tuttavia di un modo per negarsi ogni margine di manovra, giustificabile solo dal fatto che l'invecchiamento demografico del continente costringerà davvero tutti i Paesi a decenni di contenimento delle spese pubbliche.

Lo stratagemma della politica italiana è invece l'adozione di agende politiche, che in un certo senso prendono il posto di singoli partiti o di singoli leader, cercando in tal modo di dare continuità al programma dei futuri governi del Paese. Non è casuale che la prossima campagna elettorale sia caratterizzata per la prima volta da un confronto tra agende. Tuttavia ciò che è un po' sorprendente delle agende politiche disponibili è che esse restano ancora troppo generiche. È, più che difficile, pretestuoso confrontarle in assenza di dati e dettagli. Rischiano quindi di essere un'occasione perduta quando invece trovare un consenso politico su un progetto decennale per l'Italia aumenterebbe la credibilità del Paese di fronte ai partner e aiuterebbe quindi a risolvere anche i problemi che ci sono più vicini.
cbastasin@brookings.edu
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