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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2013 alle ore 16:12.

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Bill Emmott, ex-direttore del settimanale inglese The Economist. (Imagoeconomica)Bill Emmott, ex-direttore del settimanale inglese The Economist. (Imagoeconomica)

«Berlusconi in pensione? Non ci ho mai creduto. È troppo dipendente dalla politica e ha interessi economici forti da difendere. Monti? È sceso in campo perché vuole avere un impatto a lungo termine sulla crisi italiana. Putroppo però dovrà scendere a compromessi con un gruppo di persone molto eterogenee». A parlare è Bill Emmott, ex direttore del settimanale inglese The Economist che ha guidato tra il 1993 e il 2006, e presentatore-autore di un film documentario che racconta i due volti dell'Italia: quella buona, quella un po' meno.

"Girlfriend in a coma", documentario appena presentato nelle sale inglesi e girato dalla regista Annalisa Piras a partire dai due libri del giornalista "Forza, Italia" e "Good Italy-Bad Italy" , sintetizza infatti le contraddizioni di un paese "malato" sotto il profilo economico e sociale, e le presenta allo spettatore attraverso il punto di vista di uno straniero innamorato del Belpaese. Il prodotto finale è quello che Emmott definisce «un misto di Michael Moore, Adam Smith e Bunga Bunga, con un pizzico di Dante».

Il colpo di fulmine tra l'Italia e il giornalista inglese, che prima di scoprire l'Italia aveva seguito tematiche asiatiche e giapponesi, scoppia infatti nel 2001, quando dal timone dell'Economist Emmott firma un forte e controverso editoriale contro l'allora premier Silvio Berlusconi.
Inizia allora, e non si é ancora concluso, il viaggio del giornalista attraverso l'Italia. Paese che, senza mezzi termini definisce "in coma".

«Berlusconi ha cambiato i ruoli in campo. Era un giocatore ed é diventato arbitro. Resta da capire se in questo cambiamento é stato l'eccezione o Berlusconi é un pioniere di quanto succederà in altri paesi europei», spiega Emmott a margine di una proiezione del film a Londra.

Nelle scorse settimane lo scenario politico italiano é stato scosso da colpi di scena e in parte inattesi annunci di candidature, ma Emmott sembra sempre avere avuto in tasca una sfera di cristallo che gli ha permesso di anticipare le conseguenze dei colpi di scena incassati dalla politica italiana e alcune delle conseguenze.

Azzardando qualche previsione politica, il giornalista sostiene infatti che qualunque sarà il risultato delle elezioni, Berlusconi ancora una volta giocherà un ruolo nel futuro del paese, alimentando lo "stigma" della politica italiana percepita all'estero.

«Il ritorno di Berlusconi non mi ha sorpreso. Il Cavaliere non ha mai pensato di abbandonare la scena politica perché ne è dipendente. Ha bisogno di sostegno parlamentare per garantire i suoi interessi e non può sopravvivere senza riflettori», spiega Emmott, che offre un commento anche su Mario Monti.

«Quando durante le riprese abbiamo chiesto a Monti chi fosse il suo modello ci ha risposto Luigi Einaudi. Per questo sono convinto che il suo coinvolgimento in politica sia sincero e il suo obiettivo quello di giocare un ruolo nel processo di ripresa del paese. Per tirare fuori l'Italia dal suo "coma" serve tempo, l'anno concesso fino a ora a Monti non é sufficiente».

Attraversando l'Italia da Nord a Sud, intervistando figure politiche, ma anche registi, scrittori e procuratori anti-mafia, imprenditori e sindacalisti, Emmott ha anche sfatato alcuni stereotipi sull'Italia, negativi e positivi.
«La produzione industriale del Paese non é più competitiva. L'Italia ha perso la sua naturale dote di polo creativo, industriale, della moda, del design. Eppure, la vera rinascita dell'economia e della società ripartirà dal basso.

Ci sono moltissime comunità forti sul territorio locale, spesso di vocazione religiosa e questa é una delle più importanti risorse», osserva Emmott.
Che, alla fine del film e dell'intervista lascia un punto interrogativo senza risposta su come andrà a finire la storia. L'happy ending non è infatti né scontato né probabile.

Il coma dell'Italia è reversibile, conclude il giornalista. Ma c'è bisogno di consenso politico, volontà di affrontare la realtà e sacrificio dei cittadini, misure per rilanciare l'economia. E forse di un pizzico di fortuna.

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