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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 06:39.

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Uno scenario in evoluzione nel quale cercano di rientrare in gioco i tuareg, che sono stati all'origine della rivolta nell'Azawad e poi sono stati marginalizzati dai gruppi fondamentalisti islamici, i cui uomini arrivano in larga parte dall'Algeria, dalla Mauritania e dal Niger.
Il presidente francese François Hollande gode per ora di un consenso interno pressoché totale (critiche arrivano solo dall'estrema sinistra e dall'ex premier Dominique de Villepin) e persino la curva della sua impopolarità mostra qualche timido segno di inversione. Ma deve rapidamente dare una prospettiva diversa a questa operazione, dimostrando che la Francia ha solo assicurato l'emergenza, con un'Africa pronta a prendere il testimone.
Senza trascurare le minacce degli estremisti islamici, che hanno promesso rappresaglie contro obiettivi francesi in Africa ed Europa, costringendo Parigi ad alzare a "rosso rafforzato" - il penultimo livello di gravità - il suo sistema di difesa e sicurezza (il cosiddetto "piano Vigipirate").
Intanto in Somalia gli estremisti islamici hanno annunciato la morte del militare francese dato ufficialmente per disperso e rimasto ferito durante il fallito attacco di sabato scorso a una base degli shebab per cercare di liberare l'agente in ostaggio da oltre tre anni. Con «una messa in scena particolarmente odiosa», come ha commentato il premier Jean-Marc Ayrault, hanno inoltre pubblicato sul web la foto del cadavere di un uomo bianco, sostenendo che si tratta del capo del commando delle forze speciali francesi. Hanno anche annunciato di aver deciso la sorte dell'ostaggio e che presto mostreranno il corpo dell'altro militare francese.
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L'analisi di Alberto Negri

LA FRANCIA CON HOLLANDE
La rivincita del presidente incerto
Nel giro di poche ore l'immagine di François Hollande è cambiata. La decisione di intervenire militarmente in Mali ha trasformato il presidente incerto, tentennante, eccessivamente incline al dialogo e al compromesso in leader incontestato della Francia in guerra. Neppure il fallimento dell'operazione somala ha incrinato la nuova solennità repubblicano-monarchica che emana dall'ospite dell'Eliseo. Intervento improvviso, quello in Mali, imposto dall'incalzare imprevisto degli eventi. Nessuno osa neppure sospettare il contrario, ma certo dal punto di vista della politica interna il timing non avrebbe potuto essere migliore. Proprio nei giorni in cui organizza la sua più importante manifestazione degli ultimi 30 anni, quella contro il matrimonio omosex, la destra si allinea compatta (con la sola eccezione dell'ex premier De Villepin) dietro il presidente, com'è tradizione in simili circostanze. E il primo sondaggio realizzato in parte dopo l'annuncio dell'operazione registra per la prima volta un aumento, sia pur lieve, della popolarità di Hollande. Incredibile, il bene che può fare una guerra! (M.Mou.)

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